«A me piacerebbe che i ragazzini imparassero da piccoli ad amare il calcio, ma non prendendo a modello alcuni dei miei capricciosi colleghi». Lo diceva negli anni ’90 Agostino Di Bartolomei. Lo racconta oggi, nel 2015, Pietro Nardiello nel suo “Guidaci Ancora Ago”, edito da Eclettica, ed incentrato sulla passione del giornalista per il calcio pulito, sul suo amore per i granata (la Salernitana) e sulla sua voglia sognatrice di raccontare il mondo.
Sapevo dell’esistenza di Agostino Di Bartolomei ma in maniera puramente didascalica, un po’ come conosco ed amo un uomo del calcio come George Best.
Pietro Nardiello mi ha aperto un mondo. ‘Guidaci Ancora Ago’ ci porta a viaggiare indietro nel tempo, con una magia unica: quella del calcio e della passione che contraddistingue l’autore. Pietro ci racconta gli anni più bui della storia e della politica italiana ed europea: le stragi di mafia, tangentopoli e dall’altra parte dello stivale, la caduta del muro di Berlino. Ogni passaggio storico è accompagnato dalla storia parallela, personale e corale al contempo, della Salernitana.
Poi arriva lui, Ago Di Bartolomei. Lo stesso Gigi Necco, nella prefazione, spiega che allora i colleghi dello schivo centrocampista ex Roma e Milan non capivano come un “uomo-scudetto avesse scelto la C e la periferia. Ma era nella sua maturità di campione e di uomo che andava cercata la ragione di una scelta e a tutti e due bastò uno sguardo per capire”. I tifosi granata, Pietro Nardiello in primis, restarono sgomenti alla notizia dell’arrivo del campione a Salerno. Pensarono alla solita bufala da calciomercato estivo. E invece Ago arrivò davvero e con lui tutta la sua filosofia del calcio, di cui il libro di Nardiello e la sua stessa concezione del mondo della pallone, è intrisa.
Di Bartolomei era uno che credeva al calcio come un bellissimo gioco, che fa sudare, che impegna fino all’ultimo, ma un gioco. Ago odiava i capricci di chi, calciatore, si sente più un divo da cinema che non uno sportivo. Ago parlava poco, era un uomo dai silenzi e dagli scatti di velocità più mentali che fisici. Con lui la Salernitana conquistò la promozione in serie B.
Ma mentre me ne innamoro e torno ragazzina tra le pagine scritte da Pietro arriva come un fulmine la notizia: Ago si suicidò con un colpo al petto il 30 maggio del 1994. Qualche giorno dopo i tifosi della curva sud dello stadio Vestuti, a Roma contro la Lodigiani, misero su uno striscione per ricordarlo: “Semplicemente, Guidaci ancora Ago”. Ecco il perché del titolo del libro. Ed ecco anche perché oggi più che mai Ago dovrebbe continuare a guidare il calcio in generale. Con la sua semplicità e professionalità che di certo avrebbe storto il naso dinanzi alle brutture del razzismo, delle bombe carta, dei pestaggi e degli ingaggi stellari.
La Salernitana quest’anno ha conquistato la promozione diretta in serie B. E, col cuore un po’ più granata di prima, mi vien da sorridere, pensando ad Ago che dal cielo avrà sorriso di nuovo guidando i suoi granata una volta di più.