Sì, era tutto previsto. Ma la votazione dell’Italicum è stata comunque una perdita di democrazia. I margini che questa nuova legge elettorale lascia alla rappresentanza sono minimi e tutti da ridefinire.
Iniziando dal PD che non è più un partito di sinistra, ma ha incorporato consenso nazareno. Le preferenze, che – benché residuali rispetto ai candidati nominati – andranno attentamente definite. E infine il rischio che il premio di maggioranza comporti il castigo di minoranza dei tanti che si apparteranno nell’astensione, per il sentimento di impotenza suscitato dai candidati nominati e dal ballottaggio forzato.
Una cosa è certa. Mai come ora, dove tutto il potere si concentra nei partiti, c’è bisogno di una legge per regolarne la democrazia interna, al fine di garantire quella esterna. Perché è all’interno dei partiti – in particolare dei più grandi – che si è trasferita la rappresentanza delle minoranze.
Le scissioni danno soddisfazione, ma non sono una soluzione. Meglio intervenire nella “orologeria” dei partiti, perché finanziamenti, cariche, diritto delle opposizioni e decisioni siano molto più trasparenti. Insomma con l’accentramento dell’Italicum, il contropotere efficace sarà ancora di più l’opinione pubblica e la sua vigilanza democratica, ma a patto che le regole della vita interna dei partiti siano adeguate al loro nuovo, enorme potere.
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