Il grave disagio sociale che il Brasile sta di nuovo attraversando, acuitosi dopo la riconferma al secondo mandato presidenziale di Dilma Rousseff, leader del PT (Partido Trabalhadores), e’ arrivato a una svolta epocale: allo stato attuale, le azioni della Policia Militar non si limitano più a picchiare, ferire, uccidere solo gli “Excluidos” cioè gli emarginati, in maggioranza “pretos” neri, e “pardos” mulatti o meticci, i quali fan parte della manovalanza lavorativa, legale e illegale, e non hanno voce in capitolo.
Difatti, oltre ai soprusi quotidiani che devono subire, e salari minimi inadeguati a l’alto costo della vita attuale, sono sistematicamente ignorati dalla grande stampa di tendenza conservatrice, che vede in “O Globo” ” Folha” e soprattutto nel settimanale Veja, i pilastri irriducibili. A costoro si sono aggiunti da due anni larghi settori della classe media, che proprio Lula aiuto’ ad emergere.
La protesta dei professori
La classe insegnante brasiliana attraversa un profondo periodo di crisi, aggravato dai tagli della previdenza sociale e il mancato adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita. Inoltre la burocrazia statale, sovraccaricando il corpo docente di formulari da compilare, e riassestamento di aule, li costringe a straordinari non pagati, che spesso si traducono nella correzione dei compiti degli studenti, da svolgere a casa.
A tutto ciò, si aggiungono le gravi urgenze disciplinari, di cui una scuola pubblica, sempre più menomata di mezzi e di soldi, inevitabilmente soffre.
Mentre proliferano gli istituti privati, ai quali però accede solo una minoranza privilegiata, causa gli alti costi della retta.
Il 29 aprile, durante una dimostrazione indetta da circa 20.000 professori e studenti, alcuni di loro cercarono di prender parte a l’Assemblea Legislativa de lo Stato del Parana’, nella capitale Curitiba. L’intervento della polizia militare fu devastante e inopportuno, considerata la natura prevalentemente pacifica della protesta.
Vennero ferite da proiettili di gomma di grosso calibro, sparati a l’altezza del viso, 213 persone, di cui una trentina riportarono gravi lesioni e danni oculari.
Quando si scrive “gomma” spesso si intende minimizzare la portata dei danni, ma non è sempre così. La forza d’urto di una bala de borracha di 37/40 mm. di calibro, che è un proiettile di elastomero, contenuto in una capsula di polvere da sparo per la propulsione, causo’ nel giugno del 2013, durante i tumulti innescati dagli sprechi della Confederation Cup e da l’aumento delle tariffe dei trasporti, la cecità permanente di un fotografo e contusioni craniche a svariate persone. A Curitiba, gli agenti infierirono anche con gas urticanti al peperoncino, e manganellate. Una sorta di caserma di Bolzaneto all’aperto. Decine di persone furono arrestate. Secondo la denuncia di Anistia Internacional, la filiale di Amnesty in Brasile, non è ancora dato di sapere le reali condizioni dei feriti più gravi, e se tutti i manifestanti arrestati siano stati rilasciati o meno. Il fatto più riprovevole e’ che Beto Richa, governatore del Parana’, sulla falsariga di Geraldo Alckmin nello stato di Sao Paulo, ha giustificato l’azione della polizia, senza prendere alcun provvedimento disciplinare nei confronti degli abusi.
Due anni fa, ci fu un poco edificante precedente, sempre durante dimostrazioni dei docenti a Rio, Sao Paulo, Salvador, Recife, Brasilia, e Belo Horizonte.
Furono arrestate quasi 200 persone. Anche in quel caso, non si trattò di un azione di polizia a l’interno di favelas come Rocinha o Providencia, dove si occultano tra la gente comune feroci gang, ma di una legittima protesta di innocui cittadini, ai quali lo Stato delega il compito di educare le menti.
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La nuova tendenza della polizia in Brasile, e’ quella di trattare tutti i casi di dissenso che possano minare l’ordine costituito, con la stessa medicina, a prescindere dallo stato sociale dei protagonisti in campo. Se ai professori e’ per ora concesso il privilegio della gomma, mentre nei ghetti si continua ad imbottire di piombo afro-brasiliani, a prescindere dalla loro colpevolezza, ciò non toglie che la repressione ha fatto dei passi in avanti rispetto al passato; non si fanno più distinzioni di ceto e di colore.
Una repressione di larghe vedute.
Foto: Giuliano Gomes/ PRPRESS