Carne in scatola. Carne umana. Carne viva. Quella di Abu, un ragazzino ivoriano trovato dalla polizia di frontiera rannicchiato dentro un trolley. Anche questo è un naufragio. Non tragico come quelli letali nel mare. Ma nella disumanità, cioè in uno stato non sopportabile da qualsiasi essere umano.
Questa triste notizia arriva mentre l’Unione Europea sta varando una nuova Agenda per l’immigrazione, che dovrebbe finalmente prevedere una distribuzione regolata dei migranti tra paesi membri.
Ma non basta “spargere” gli immigrati per risolvere il problema. Serve un inserimento lavorativo mirato a coprire le attività in abbandono (ci ne sono molte) in modo da rendere sostenibile l’integrazione puntando su formazione e dignità del lavoro.
Solo così i migranti saranno una risorsa e non una minaccia.
Un bravo falegname africano che fa il suo lavoro non spaventa nessuno. Né un’infermiera dell’Est o un fruttivendolo asiatico Invece decine di uomini abbandonati nei centri di accoglienza sono un giacimento di frustrazione. Destinato ad esplodere. O a perdersi nella criminalità.
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