Donare un rene ad uno sconosciuto è un gesto di grande valore. Ma in Italia è quasi rivoluzionario.
Da noi, infatti, il “perimetro di dedizione” coincide con la famiglia e solo raramente si spinge sino ad un amico. Vige una sorta di esonero antropologico ad occuparsi di sconosciuti. In nome di un individualismo “a specchio”, ovvero quello che si pratica nella convinzione che anche gli altri facciano la stessa cosa.
Cosa ha spinto allora questa anonima donatrice a superare il “familismo”?
La risposta è semplice e profonda allo stesso tempo: un ideale.
Quello che ci fa sentire responsabili di non inquinare altri parti del mondo, anche se non le abiteremo.
Che spinge a batterci per la dignità di donne e uomini che non conosceremo mai.
Che ci impegna a lasciare un mondo più giusto anche per un futuro in cui non ci saremo.
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