Purtroppo, la disoccupazione continua a mordere, nonostante i proclami di Renzi. E picchia la parte più debole di chi cerca lavoro: i giovani e le donne in particolare. Chi pensava di risolvere questo problema con la “stutela” del lavoro (Jobs Act) ha avuto una prima risposta dai fatti.
Che continuano ad evidenziare la fonte dei ritardo del Paese nella mancanza di una politica industriale che orienti gli investimenti, nella piaga della corruzione e dell’evasione, nonché nella mancanza della tutela del credito commerciale. Se un imprenditore vende i suoi prodotti ad un cliente che non lo paga, in Italia fa prima a rassegnarsi, che a impantanarsi in una costosa e lunga causa. Per non parlare della criminalità organizzata, che ormai scoraggia non solo gli investitori esteri, ma scaccia anche i locali. E – dulcis in fundo – il falso in bilancio ormai è regola, tant’è che sembra brutto punirlo.
Ma allora se si sanno le cause vere della disoccupazione e del ritardo economico, perché non si risolvono quelle, invece di “stutelare” il lavoro?
Perché la politica ormai rappresenta le lobby e non i cittadini. Renzi parla con la Confindustria, con la finanza, ma non con i Sindacati. E il lavoro peggiora nella quantità e nella qualità, facendo dell’Italia un luogo triste per i tanti giovani che non possono espatriare e un paradiso per chi vive di potere.
Sempre più concentrato da riforme centripete.
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