Di fronte al rimpallo delle responsabilità per le stragi di profughi in mare – l’ultima ha causato la morte di 900 uomini, donne e bambini – MH rilancia con forza la necessità di istituire dei canali umanitari: “Se condivisa a livello europeo – scrive Naso – sarebbe un’operazione assai meno onerosa di Mare Nostrum o di Triton; ripartendo i profughi tra vari paesi europei, i numeri sarebbero assolutamente sostenibili e gestibili. Parliamo infatti di decine di migliaia di persone per ogni paese, niente di più. Infine, si sottrarrebbero risorse finanziare ai trafficanti e alle centrali politiche o affaristiche che li controllano”.
Una proposta concreta, nel campo dell’assolutamente fattibile, quella avanzata da MH, se soltanto l’Unione Europea ritrovasse “la sua coscienza e la sua anima più profonda che non è solo stabilità finanziaria e burocratizzazione legislativa”, dice Naso, concludendo:”Tutto questo è tanto più sostenibile quanto più sarà l’Europa a farsi carico di una nuova fase dell’azione umanitaria di soccorso dei profughi. Da sola l’Italia non può farcela, come non ce la possono fare i paesi più esposti agli approdi fortunosi dei profughi”. Ma ce la può fare quell’Unione “nata nel sogno della pace e della libertà, valori che non finiscono a Lampedusa. Serve una parola d’ordine comune e condivisa. La nostra è ‘corridoi umanitari'”.