Amnesty International, Libertà e Privacy International hanno annunciato che porteranno le pratiche di sorveglianza indiscriminata di massa del governo del Regno Unito di fronte alla Corte europea dei diritti umani. Il ricorso alla Corte di Strasburgo si basa su documenti resi disponibili da Edward Snowden, che ha rivelato l’esistenza di pratiche di sorveglianza di massa su scala industriale. “Le pratiche di sorveglianza del Regno Unito sono andate avanti senza sosta e con una dimensione priva di precedenti, con gravi conseguenze per la privacy delle persone e per la loro libertà d’espressione. Nessuno è al di sopra della legge e ora la Corte europea dei diritti umani ha l’occasione per ribadirlo” – ha dichiarato Nick Williams, consulente legale di Amnesty International.
Amnesty International ha sottoscritto il ricorso congiunto alla Corte di Strasburgo una settimana fa, dopo che il Tribunale sui poteri d’indagine (Ipt) – che indaga sulle denunce di abuso di potere da parte degli organi dello stato e la cui giurisdizione riguarda i servizi segreti MI5 e MI6 e il Quartier generale delle comunicazioni (Gchq) – aveva stabilito che le pratiche di sorveglianza di massa del governo britannico erano conformi ai diritti umani. Il Tribunale ha svolto buona parte del procedimento in segreto. “È ridicolo che il governo abbia potuto fare affidamento sull’esistenza di politiche e procedure segrete discusse col Tribunale a porte chiuse per dimostrare di essere trasparente sul piano legale” – ha commentato Williams.
Avendo così esaurito ogni via giudiziaria a livello nazionale, e di fronte a recenti sviluppi di segno positivo, le tre organizzazioni hanno deciso di presentare un ricorso congiunto alla Corte europea dei diritti umani. “La sorveglianza di massa è una violazione dei nostri diritti fondamentali. Intercettare milioni di comunicazioni ogni giorno, e riceverne in segreto altri milioni dall’Agenzia Usa per la sicurezza nazionale non è necessario né proporzionale” – ha affermato Carly Nyst, direttrice dell’ufficio legale di Privacy International.
“Se da un lato l’Ipt si è schierato col Gchq contro i diritti di milioni di persone, il massimo organo di giustizia europeo ha più volte garantito che le agenzie d’intelligence rispettassero le leggi sui diritti umani. Speriamo che la Corte di Strasburgo porti avanti la tradizione e che il Gchq sia finalmente chiamato a rispondere del suo incondizionato accesso alle comunicazioni mondiali” – ha proseguito Nyst.
Il ricorso congiunto alla Corte afferma che le leggi britanniche in materia di intercettazioni delle comunicazioni da parte delle agenzie d’intelligence e la condivisione delle informazioni con gli Usa, violano i diritti umani alla privacy, alla libertà d’espressione e alla non discriminazione garantiti dalla Convenzione europea dei diritti umani.
“Il governo ha ripetutamente detto: ‘Credeteci, stiamo agendo in nome della sicurezza nazionale’. Ma questa e i diritti umani fondamentali non si escludono a vicenda. Nell’adempiere al dovere di proteggere le persone, il governo non deve venir meno ai suoi altri obblighi in materia di diritti umani e deve consentirci di chiedergli trasparenza e responsabilità” – ha sottolineato Williams.
Un rapporto reso pubblico il 12 marzo dal Comitato sui servizi e la sicurezza – l’organo parlamentare che supervisiona l’operato delle agenzie d’intelligence del Regno Unito – ha riecheggiato le preoccupazioni di Amnesty International sull’assenza di trasparenza nella legislazione vigente e ha chiesto una profonda revisione del quadro normativo.
Tuttavia, il Comitato ha anche difeso i programmi di sorveglianza di massa del Gchq definendoli strumenti legittimi di raccolta di informazioni da parte delle agenzie d’intelligence.
Amnesty International si è dichiarata contraria a questa posizione, sostenendo che la sorveglianza indiscriminata di massa costituisce una violazione fondamentale dei diritti umani alla privacy e alla libertà d’espressione in quanto inerentemente discriminatoria. Il programma di sorveglianza di massa del Gchq, denominato Tempora, consente al governo di avere accesso a enormi quantità di informazioni su milioni di persone.
“È solo grazie alle rivelazioni di Edward Snowden e alle modeste informazioni che noi e gli altri ricorrenti siamo riusciti a strappare al governo, che sappiamo cosa stanno facendo i servizi d’intelligence. L’Ipt ritiene che vi siano garanzie sufficienti per proteggerci da questo assalto su scala industriale alla nostra privacy. Noi non la pensiamo allo stesso modo e speriamo che la Corte europea dei diritti umani possa finalmente dire ai nostri servizi d’intelligence che non possono operare nella pressoché totale segretezza” – ha dichiarato James Welch, direttore dell’Ufficio legale di Liberty.
“Questa sorveglianza di massa su scala industriale rende sempre più difficile alle organizzazioni come Amnesty International svolgere il loro lavoro in favore dei diritti umani. È indispensabile poter cercare e ricevere informazioni di interesse pubblico da fonti confidenziali senza l’intrusione dei governi” – ha concluso Williams.
Ulteriori informazioni
Durante 12 mesi di disputa legale tra il governo del Regno Unito e le organizzazioni non governative, sono emersi diversi aspetti preoccupanti:
- “accordi” in passato segreti che consentono alle agenzie d’intelligence britanniche di ottenere accesso a blocchi di dati raccolti da agenzie straniere come l’Agenzia Usa per la sicurezza nazionale senza un mandato, quando non sia “tecnicamente possibile” per le agenzie britanniche ottenerli autonomamente;
- leggi che consentono alle agenzie d’intelligence di ottenere mandati generali che autorizzano la sorveglianza indiscriminata di massa, approvati dal segretario di Stato e rinnovati periodicamente;
- il governo britannico ritiene giustificabile la sorveglianza di massa su ogni utente di Google, Facebook, Twitter e YouTube, anche in mancanza del sospetto che l’utente sia coinvolto in un reato.
Gli sviluppi delle azioni giudiziarie promosse da Amnesty International nel Regno Unito hanno recentemente dato un duro colpo alla posizione legale del governo:
- il 6 febbraio, nella sua prima decisione contro i servizi di sicurezza e d’intelligence di Londra, l’Ipt ha affermato che i servizi d’intelligence hanno illegalmente avuto accesso a milioni di comunicazioni personali raccolte dall’Agenzia Usa per la sicurezza nazionale;
- il 18 febbraio, il governo britannico ha ammesso che il sistema legale riguardante l’intercettazione, l’ottenimento e l’uso di materiale giuridicamente privilegiato viola l’Atto sui diritti umani.
Il testo del ricorso alla Corte europea dei diritti umani è disponibile in inglese a questo link:
https://www.amnesty.org/en/documents/ior60/1415/2015/en/