Condivido la necessità di promuovere la misericordia, ma non il grande apparato del giubileo. Soprattutto sento estranee le procedure per “lucrare” le indulgenze, che considero un retaggio della medievale pedagogia religiosa. Che cercava di orientare i comportamenti con la cupa paura dei terribili castighi divini – ma evitabili con un giubileo, appunto – piuttosto che con la solare fiducia nell’amore.
In questo senso, fa bene Papa Francesco a richiamare l’attenzione sull’accoglienza misericordiosa della Chiesa, che troppe volte ha escluso proprio chi avrebbe avuto maggior bisogno di vicinanza (divorziati, omosessuali, suicidi, ecc.). Ma la coreografia giubilare depotenzia questo forte messaggio di riavvicinamento. Riducendo tutto – o molto – ad un’amnistia spirituale basata più su un percorso collettivo esterno (pregare in particolari chiese o basiliche), che su un percorso personale interiore (elaborare i propri limiti in solitudine).
In più, non vedo compatibile la misericordia di Dio, con le torture infernali e ancora meno la loro negoziabilità giubilare.
Insomma mi sembra molto opportuno il contenuto di questo grande evento, ma molto fasullo il resto.. Fermo restando il rispetto per chi pensa di “sentirsi meglio” solo se segue le istruzioni giubilari.
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