ROMA – La scuola si ferma ancora per dare un segnale di dissenso contro le politiche del governo di Matteo Renzi. Oggi un corteo si snoderà per le vie storiche della capitale, alle 10 da piazza della Repubblica a piazza Santi Apostoli con sit-in finale dalle 15.00 alle 18.00 davanti al Parlamento.
A Roma sfilano migliaia di lavoratori, docenti e Ata, precari e di ruolo provenienti da tutta Italia, per appoggiare la protesta indetta da Anief, Unicobas, Usb e altre cinque sigle sindacali autonome.
I motivi della protesta sono ormai noti: si va dai docenti e Ata sottopagati e tappa-buchi alla mancata assunzione di tutti i supplenti, perché il piano di assunzioni non risolve il problema del precariato, dalla necessità di recuperare i 250mila posti di lavoro tagliati negli ultimi anni alla minaccia sempre più seria nei confronti del diritto allo studio, che nelle intenzioni di chi governa va affidato ormai all’illegittimo contributo “in”volontario delle famiglie o agli interventi interessati dei privati, mentre i finanziamenti statali per la scuola pubblica sono tra i più bassi d’Europa. I dipendenti dicono poi no alle prospettive di mancato sblocco degli scatti stipendiali, di attribuzione al dirigente scolastico del potere di nomina, di trasferimento e di aumenti stipendiali.
Questa è l’ennesima prova di forza con il governo che non vuole ascoltare. Poi il 5 maggio si mobiliterà tutto il Paese e non soltanto il mondo della scuola. Il modello di scuola autoritario, succube dei privati, che legittima le disuguaglianze invece che abbatterle, rispecchia l’idea di Paese propria del Governo. Parlare di scuola vuole dire parlare di democrazia, lavoro, sviluppo. Questa mobilitazione tenterà di creare un grande coordinamento sulla scuola che tenga uniti soggetti sindacali, sociali, politici e liberi cittadini, come emerso dall’assemblea nazionale sulla scuola dell’11 aprile.
“Le letterine di Renzi agli insegnanti, in cui il premier ci ‘spiega’ il Ddl scuola, insultano la nostra intelligenza e confermano la necessità di scioperare oggi”, osserva Francesco Bonfini, dell’USB Scuola. “Il governo ha avuto tutto il tempo per confrontarsi davvero con i lavoratori della scuola, ma ha preferito accordarsi con i dirigenti e costruire la messa in scena di un rapporto che non c’è”.
“Poco credibili e irrilevanti i ritocchi proposti dalla mansueta minoranza interna al PD – prosegue Bonfini – abbiamo già assistito a questo teatrino durante l’iter parlamentare del jobs act, con la finta opposizione da parte dei sindacati concertativi a giochi ormai fatti. Il finale della rappresentazione lo conosciamo già, e prevede modifiche inconsistenti che serviranno solo a giustificare l’esistenza di quei soggetti”.
“Il Ddl sulla ‘buona scuola’ ha un impianto inaccettabile – sottolinea il rappresentante USB – e per questo va semplicemente ritirato. Occorre piuttosto aprire un confronto per l’immediata stabilizzazione dei precari, con diritti certi, la restituzione della quota di salario sottratta con 7 anni di blocco contrattuale ed il ripristino di 200.000 mila posti di lavoro nelle nostre scuole, tanto per cominciare”.
Aggiunge Bonfini: “E’ questo il messaggio che l’USB consegna al Governo con lo sciopero di oggi, insieme ad Anief, Unicobas e molte altre sigle sindacali alternative. Il resto, a partire dalla tardiva mobilitazione di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda su posizioni molto arretrate, sono chiacchiere da bar che vanno avanti da anni e che i lavoratori della scuola stanno imparando a non considerare”.
“Nello sciopero e nelle piazze di oggi si realizza il fronte sindacale unitario alternativo che, a dispetto dei boicottaggi, costituisce la principale preoccupazione del Governo e dei sindacati concertativi”, conclude Bonfini”.
Da dazebao.it