«In questo Primo Maggio di crisi – afferma Gianni Bottalico, presidente nazionale delle Acli – le Acli sono vicine in particolare a chi è alla ricerca di un lavoro, a chi rischia di perderlo, a chi pur lavorando non ottiene un reddito che consenta di vivere alla sua famiglia con dignità. E ribadiamo che occorre superare l’attuale idolatria del denaro, denunciata da Papa Francesco, in favore di una concezione dello sviluppo che coinvolga tutta la società, senza escludere nessuno. Per questo evidenziamo l’urgenza di un piano per il lavoro e di una nuova politica industriale che comprenda anche un forte disincentivo alle delocalizzazioni, accanto a maggiori risorse per la formazione professionale, per i servizi all’impiego, per gli ammortizzatori sociali universali e per il contrasto alla povertà assoluta che riguarda anche milioni di lavoratori. Proponiamo anche che almeno una piccola quota del denaro che la Bce offre alle banche (quantitative easing) venga trasferito direttamente a famiglie, lavoratori e imprese per determinare un forte stimolo alla ripresa della domanda interna.
Tra i punti salienti del documento della Presidenza nazionale sul Primo Maggio figura anche un giudizio sul Jobs Act, che – afferma Stefano Tassinari, responsabile lavoro e vice presidente nazionale delle Acli – indica molte strade importanti da rafforzare per estendere le tutele e per promuovere politiche veramente attive di lotta alla disoccupazione, ma non deve dimenticare che il lavoro è purtroppo anche spesso una esperienza di sfruttamento e ricatto, magari dove la sicurezza non viene rispettata. Non si può non preoccuparsi del fatto che licenziamenti senza alcuna minima motivazione, anche in contesti per nulla piccoli, non possano rappresentare un rischio in tal senso».
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