Secondo il racconto di un incontro con il premier fatto da Claudio Tito su la Repubblica del 17 aprile, Matteo Renzi sarebbe disponibile a ridiscutere la riforma della Costituzione. Come in un gioco da tavola, tornerebbe alla prima casella dell’impianto di Maria Elena Boschi senza passare dal via della sua approvazione, cancellando il caposaldo della non elezione diretta dei senatori.
Quindi, è lecito pensare che sia stato un errore prevedere non elettivo il nuovo Senato. Così come, di conseguenza, è immaginabile che per il presidente del Consiglio (che attribuisce tutta la responsabilità di quella scelta a Vasco Errani), abbiamo sbagliato quanti hanno votato la Riforma così come era stata presentata e resa indiscutibile dalla competente ministra. Solo che, però, se si modifica quella parte, andrà cambiata pure la legge elettorale, dato che era stata pensata esclusivamente per la Camera e non anche per palazzo Madama, dal momento che questo diventava appannaggio di scelte di secondo livello da effettuare “dai” o “nei” consigli regionali (solo questa piccola differenza, nota infatti Claudio Tito, fra i testi licenziati nei o dai due rami del Parlamento – benedetto bicameralismo – permetterebbe di cambiare ancora la legge costituzionale già approvata in prima lettura. Ovviamente, se quella differenza c’è e consente la modifica, significa che la prima lettura non è conclusa). E infine, tema populista ma molto usato dal segretario del Pd, se venissero ancora eletti, bisognerebbe prevedere un’indennità per i componenti della camera alta.
Perdonate la professione di scetticismo, ma non mi fido: per i governanti, ciò vorrebbe dire ammettere che quanto fatto è sbagliato. Uno scenario tanto complicato, che la stessa maggioranza renziana s’è affrettata a chiarire che non si modificherà la legge elettorale, per far eleggere i eleggere i senatori dai cittadini, né la riforma della Costituzione approvata (ma allora, non c’è la differenza fra i due testi di cui parla l’articolo di Tito?), ma al massimo si agirà sui sistemi elettorali delle Regioni (che competono alle Regioni, vero?) per consentire la doppia elezione diretta di consiglieri e senatori.
Come dire: è una questione di fiducia, ma sul serio. E anche di serietà.