Scovare le ricchezze italiane, che non sono solo i tesori artistici e culturali ma anche le capacità imprenditoriali e i talenti che aspettano solo “estratti” come se fossero il petrolio, l’oro nero del paese. E’ questa la missione di “Petrolio”, il programma di Rai1 condotto da Duilio Giammaria che è ripartito il 30 marzo, con la quarta edizione, per sei puntate in seconda serata. Raggiungiamo telefonicamente Giammaria tra uno scalo e l’altro da una parte all’altra del pianeta. “La vocazione mia e dell’intera redazione – spiega il conduttore al nostro giornale – è quella di alzare lo sguardo. Partiamo sempre da vicende che hanno una piena rilevanza nazionale ma è inevitabile e anche utile fare dei confronti con ciò che avviene nel resto del mondo. E’ quello di cui forse l’Italia ha più bisogno in questo momento: una visione che consenta a noi tutti di riposizionarci in un contesto internazionale e globale. E la televisione è uno strumento ideale da questo punto di vista, no?”
Dall’estero come viene percepita l’Italia in questo momento?
L’Italia è e rimane una super potenza a livello internazionale. A volte, chiusi nelle anguste cronache della crisi economica di questi anni, ce lo dimentichiamo. O meglio se ne dimentica chi non ha rapporti con il mondo esterno. A Tokyo, si è appena inaugurata una mostra intitolata “Il Denaro e la Bellezza”, che racconta come Firenze capitale della finanza mondiale del 1400 fosse anche la capitale della creazione artistica. Vedevo i giapponesi, cittadini della terza potenza economica mondiale, divorare con gli occhi i fantastici dipinti di Donatello e le altre meraviglie che arrivavano dal nostro paese.
Quali sono le novità di questa nuova edizione di Petrolio? La formula del programma è sempre la stessa o cambia?
Petrolio è un programma che cammina sulle gambe e nella testa di chi lo fa. Come tutti noi è dunque in costante evoluzione. Non mi iscrivo al club dei format televisivi come si trattasse di formule magiche o esoteriche. Il vantaggio di Petrolio è che è nato “spontaneamente” nel cuore di una grande rete come Rai1. E’ la dimostrazione che nella nostra azienda sopravvive un’anima creativa: dal direttore generale ai direttori di rete sin giù nelle “fabbriche televisive” come Petrolio, basta mettere al centro il prodotto, lasciar fare a chi conosce e ama questo mestiere, perché le cose accadano e la televisione si rigeneri interpretando interessi e gusti del nostro pubblico. La squadra di Petrolio la vedo proprio com’è: dove tutti danno il proprio contributo: dai vicedirettori Di Meo, Pastore, da Cerioni alla Portaluri, dalla formidabile squadra autoriale Brandi, Ciorciolini, Iacolino, Linguiti, sino alla redazione, agli assistenti. La tv è sempre un lavoro di squadra e più il team è variegato e motivato e più i programmi riescono meglio
Quali temi affronterete?
Siamo partiti il 30 marzo con una inevitabilmente “scottante” puntata sulle infrastrutture: dall’analisi della situazione italiana a una visione internazionale con le prime immagini del completamento del nuova canale di Panama, dove tra le imprese costruttrici c’è la Salini Impregilo, un colosso che però realizza il 90% del suo fatturato all’estero. Avremo reportage tra gli altri, dal sud Italia, dall’Expo, da Tokyo. Ci occuperemo di nuovo di valorizzazione e conservazione del nostro patrimoni culturale con una puntata intitolata Caccia al Tesoro, poi ancora le Città, le Risorse – quelle energetiche ma anche intellettuali – che generano ricchezza e naturalmente l’Expo. Insomma Petrolio è il programma che pur non nascondendo le difficoltà pensa a cercare e se possibile, indicare possibili soluzioni.
Quali ricchezze inesplorate avete riscoperto?
La lista è lunga, basta riguardare le puntate sul nostro sito www.petrolio.rai.it. Ma quello che conta è quello che ancora resta da scovare. Anzi se mi permetti, da queste pagine, invito tutti i lettori a inviarci segnalazioni e proposte. Petrolio è nella mia idea un programma con una redazione “liquida” in cui la classe dirigente, i nostri telespettatori, i giovani e gli intellettuali possano contribuire liberamente.
L’Italia sta “ripartendo” o siamo sempre in fase stagnante?
Domanda dalle mille pistole. Una cosa è certa: dobbiamo ripartire. A meno che chi ha figli non accetti l’idea che vivranno meno bene di loro, che il declino sia inevitabile. Basta guardarsi intorno e cambiare punto di vista per rendersi conto che le cose possono di nuovo migliorare. Basterà mettere al centro il merito: persone giuste e motivate nei posti giusti. Sono stato da poco nella Silicon Valley ed è sorprendete trovare nostri ingegneri nel cuore delle aziende più innovative. Abbiamo capacità da vendere, capacità che cercano solo il giusto terreno per esprimersi.
Da giornalista a lungo inviato nelle zone del Medioriente come valuti ciò che sta accadendo dalla Tunisia allo Yemen con le stragi dell’Isis e le distruzioni del patrimonio artistico?
Petrolio si occuperà anche di questo; in collaborazione con le migliori televisioni di servizio pubblico europeo stiamo preparando una formidabile serata scenario su questo tema. L’obiettivo non è solo restituire uno scenario obiettivo ma soprattutto quello di dare a tutti la possibilità di capire cosa sia questa nuova minaccia e come sia potuto succedere che crescesse sotto gli occhi di un occidente distratto.
Quale deve essere la risposta dell’Occidente?
Quello di non avere paura. La propaganda dell’’ISIS si basa proprio sui nostri timori. Non solo in occidente ma in tutte le società arabe e del medio oriente deve farsi sentire forte e chiara la voce di chi dice: “Non abbiamo paura della vostra assurda violenza”, arabi e europei sono dalla stessa parte. Dalla parte di chi vuole vivere e prosperare in un mondo in cui i propri figli crescano sicuri e felici. Cosa c’è di più forte e rivoluzionario di cercare la felicità?