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Naufragi, come ci vedono oltreoceano

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Dopo la strage di domenica scorsa, le roboanti dichiarazioni di Renzi sul blocco navale e la distruzione dei barconi degli “smugglers” (trafficanti di emigrati), oltre a cozzare con l’impossibilità di essere applicate in acque internazionali senza il consenso del governo libico, sono ulteriormente risibili di fronte alla frammentazione che la Libia ha subito dopo la morte di Gheddafi. La giunta filo-islamica di Tobruk non riesce a controllare il territorio, insanguinato dalle milizie in guerra, conflitto ampiamente sfruttato da ISIS, anche dopo la sconfitta subita a Sirte.

Quella rivale di Tripoli ha già affermato che un’azione del genere sarebbe considerata “atto di guerra”.Le posizioni del primo ministro e di Alfano, non trovano nemmeno riscontro negli editoriali dei giornali americani e inglesi che, con il loro proverbiale pragmatismo stigmatizzano invece le lacune dell’operato UE, senza tralasciare aspre critiche nei confronti dei loro stessi governi, che han favorito il caos attuale.

Usa-Ue, un fallimento annunciato

Il percorso dalla Libia all’isola di Lampedusa, viene senza perifrasi definito “the deadliest migrant route in the world” la rotta degli emigranti più luttuosa al mondo; e non a torto, dall’alto delle 3500 vittime che il 2014 ha già registrato; record che con l’ecatombe di domenica, quantificata in oltre 800 morti, rischia di essere superato entro fine anno.

La Commissione Europea, che oggi si riunisce a Bruxelles, dichiara di aver già approntato un “beefed-up budget for border control” uno stanziamento rinforzato per il controllo alle frontiere. Vari editoriali, tra cui quello autorevole del New York Times, ricordano come l’Europa, non solo si sia defilata dalle proprie responsabilità, lasciando l’Italia al suo destino, ma oltretutto abbia sabotato il piano italiano di search-and-rescue (cerca e salva, l’operazione Mare Nostrum, che ha recuperato oltre 70.000 naufraghi lo scorso anno) sostituendolo con Frontex, che si limita a pattugliare acque europee, senza intervenire nel caso di shipwrecks (naufragi) che avvengono durante il percorso dalla Libia e dall’Egitto, la grande maggioranza.

Il Times cita anche il caso dell’Inghilterra, che rasenta il ridicolo: il governo inglese finora si è preso a carico solo 26 naufraghi! L’accusa più grave imputata alla Commissione, è quella di aver rifiutato la proposta italiana di istituire, con i fondi europei, centri di accoglienza presso l’Egitto e la Tunisia, onde consentire ai rifugiati di avviare le pratiche consolari d’immigrazione presso gli Stati UE. La paura di essere inondati da altre orde di disperati, con dentro islamisti infiltrati, ha portato i tedeschi in prima linea contro; non è un caso che la Germania sia la meta più gettonata delle aspirazioni dei migranti, i quali conoscono bene lo stato deficitario dei nostri centri di raccolta, soprattutto ora che i Comuni sono falcidiati dai tagli dei servizi sociali. Il noto giornale statunitense, pone anche in rilievo la determinata opposizione della Lega Nord, pronta a fare le barricate per evitare arrivi nei propri elettorati.

Non è da meno il Sun di Londra, secondo cui il naufragio, avvenuto a 300 miglia dalle coste di Malta alcune settimane fa, fu provocato deliberatamente dai trafficanti, che speronarono di proposito il cargo straripante di emigrati africani e di Gaza, costretti alla fuga dalle persecuzioni israeliane. Secondo il tabloid, costoro si erano rifiutati di salire su un’altra imbarcazione. Morirono in 500.

RT (Russia Today) da Washington ha pubblicato un’interessante intervista di Abayomi Azikiwè, editore del Pan-African News, il quale si è scagliato senza mezzi termini contro le politiche suicide del Pentagono e della Nato, coadiuvate da Francia e Gran Bretagna, che hanno esacerbato il primo conflitto libico,  dando così la stura alle peggiori frange islamiste, IS in testa, e a ben due milioni di sfollati.

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Dal tavolo delle trattative di Bruxelles, forse verranno più soldi, ma intanto il premier Cameron ha già messo le mani avanti, affermando che il Regno Unito fornirà navi e mezzi, ma che di asilo politico sul suolo di Sua Maestà non se ne parla. 26 sono già troppi. Della serie “niente profughi, siamo inglesi”.


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