Le morti in mare si susseguono, in una gelida indifferenza da parte di autorità e media, che nascondono una delle più gravi tragedie del nostro tempo dietro una cortina di cattiva informazione e di responsabilità attribuite ad altri, a partire dall’Unione europea. Nei giorni scorsi, Renzi ha dichiarato alla stampa: “Chiederemo più soldi all’Ue”. Mattarella gli ha fatto eco durante l’incontro con il papa, il quale, a propria volta, ha detto: “Grazie all’Italia per quanto fa a beneficio deii migranti, ora bisogna che anche l’Europa si dia da fare”. Così un paese intollerante e xenofobo, in cui la corruzione è così totale e senza scrupoli da assorbire anche i fondi destinati ai disperati che fuggono da guerre e persecuzioni, mostra al suo popolo e al mondo un volto umano e, per ora, riesce a salvare la faccia. Sulla pelle dei profughi, come sempre, che continuano a patire sofferenze inaudite, a morire (il 2/3 % dei migranti dall’Africa perde la vita durante le traversate verso l’Italia, ma chi lo dice? chi lo scrive?) e, nel migliore dei casi, a subire deportazioni ingiuste verso guerre e crisi umanitarie. La realtà è ben diversa da quanto dichiarano politici e autorità. Nel periodo 2007/2013 l’Italia ha ricevuto dall’Unione europea il 13,4% delle risorse totali destinate alla gestione dell’immigrazione e dell’asilo: 478.754.919 di euro. Di questa somma enorme, 200 milioni di euro erano destinati ai rifugiati e all’integrazione.
Che fine hanno fatto? Per il periodo 2013-2020 sono già stati assegnati all’Italia 310.355.777 di euro: è il secondo Paese per dimensione dei fondi ricevuti! Naturalmente, oltre al denaro erogato, l’italia riceve una responsabilità, definita sinteticamente dalla Commissione Affari Interni dell’Unione europea: “Gli Stati membri hanno la responsabilità di realizzare un sistema efficiente per l’asilo e l’integrazione dei migranti. Attraverso i fondi l’Unione europea promuove la solidarietà, cosicché gli Stati che sopportano il carico finanziario più oneroso possano essere adeguatamente supportati”. In poche parole, i fondi ci sono e se l’Italia presentasse all’Unione europea una richiesta – purché giustificata – di fondi ulteriori resi necessari da nuovi flussi o nuove problematiche, tali fondi sarebbero disponibili.
L’unica domanda che ha senso, però, è la seguente, la solita: “Che fine fa quella montagna di denaro che dovrebbe salvare tante vite umane e favorire l’integrazione dei profughi?”. EveryOne Group ha posto tante volte, in diverse forme, questa domanda alle nostre istituzioni, che però non ritengono di essere in dovere di rispondere, di giustificare gli immani sprechi e la cattiva gestione delle risorse per le migrazioni.
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