La strage nella redazione parigina di Charlie Ebdo, ma anche un drammatico elenco di omicidi di giornalisti in Russia e Ucraina. E poi processi a carico di reporter in Turchia e in Macedonia ed episodi di violenza su fotografi in Grecia. Queste alcune delle storie recenti di negazione della libertà di stampa in Europa: esempi di come nel nostro continente il lavoro giornalistico sia in alcuni casi un vero e proprio fronte di guerra, pericoloso e instabile, che attraversa la gran parte dei 47 paesi dell’Unione.
Queste ‘segnalazioni’ compaiono nella nuova piattaforma Internet lanciata dal Consiglio d’Europa che ha voluto dare vita a uno scudo istituzionale per “rinforzare la protezione del giornalismo e la sicurezza dei giornalisti”. Uno strumento molto atteso, radicato nel lavoro che diverse associazioni conducono da anni. E sono proprio le organizzazioni Article 19, l’Associazione dei giornalisti europei (Aej), le Federazioni europea e internazionale dei giornalisti (Ifj e Efj) e Reporters sans frontières la vera anima di questo portale che viene quotidianamente aggiornato grazie alle loro segnalazioni, precise e verificate.
Ora che la pagina internet è sul web ne emerge una mappa inquietante di violazioni di ogni tipo. Fatti di sangue, violenze ai danni degli operatori dell’informazione, processi pretestuosi, ma anche insidiose iniziative legislative. Tra queste la recentissima norma sulla sicurezza approvata lo scorso 26 marzo dal parlamento spagnolo che prevede pesanti misure ai danni degli autori di immagini e filmati delle forze dell’ordine in azione. Oppure il provvedimento del ministero degli interni francese che ha oscurato cinque siti internet accusati di incitare il terrorismo.
Il percorso che ha prodotto questa iniziativa di denuncia parte da lontano. Nel novembre del 2013 sono stati i ministri europei a lanciare un appello a favore di “misure supplementari per la sicurezza dei giornalisti”. Sei mesi dopo lo stesso Comitato dei ministri ha dato il via libera al progetto. “La piattaforma consentirà di mettere in evidenza i gravi problemi relativi alla libertà dei media e ai diritti dei giornalisti – spiegano i promotori – e di reagire in maniera più efficace in risposta alle segnalazioni e di attivare il dialogo con gli stati membri coinvolti sui ricorsi possibili e le eventuali misure di protezione”.
La pagina internet è consultabile all’indirizzo www.coe.int/it/web/media-freedom/home