L’antimafia arriva in Veneto

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Nell’ultimo rapporto della direzione nazionale antimafia l’analisi ha provocato riflessioni preoccupanti: “la sempre più significativa operatività in Veneto di gruppi criminosi originari del sud Italia tende a diventare sempre più stabile e la “stabilizzazione” si percepisce e non da oggi. Di qui è derivata la decisione della commissione parlamentare antimafia presieduta dall’on. Rosy Bindi che si tratterrà per due giorni nella regione. Nel Veneto Orientale sono state individuate nelle cittadine della linea di  costa del Veneto orientale, un nastro  di cementificazione continua dedicato alle vacanze balneari gruppi di camorra ,presenti in particolari nella zona di Eraclea dove avrebbero interessi anche nella società di calcio locale hanno fatto affari d’oro anche con l’edilizia.

E ha sollevato clamore di recente la recente denuncia di due consiglieri comunali di Caorle per pesanti minacce  verso di loro e del sindaco per una importante operazione urbanistica, il villaggio delle Terme che dovrà sorge re a ridosso del centro storico della cittadina. Il prefetto di Venezia ha dichiarato: “Ci sono  segnali evidenti di penetrazione della criminalità organizzata nel tessuto socioeconomico del territorio veneziano.” Ne Il Tronchetto, l’isola della laguna attracco giornaliero per migliaia di turisti in visita a Venezia dopo esser stato controllato da una rete di negozi e alberghi compiacenti con la banda Maniero ma  ora è risultato che Vito Galatolo esponente importante di Cosa Nostra, arrestato l’an no scorso a Mestre e questo fa pensare a una saldatura tra la malavita locale e la criminalità organizzata. Le pesanti denunce sul Tronchetto  sono costate  forti minacce a  Gianfranco Bettin, a lungo amministratore a Venezia. Ad Abano Terme hanno trascorso parte della loro latitanza personaggi di rango di Cosa Nostra come i fratelli Graviano.

E di recente Alessandro Naccarato, deputato padovano del Pd e membro della commissione antimafia segnala “inquietanti esempi di passaggi di proprietà schermati da intrecci di società lussemburghesi.” E il 30 gennaio di quest’anno la magistratura antimafia veneziana ha disposto il sequestro di beni per 130 milioni che potrebbe rappresentare la spia di un nuovo interesse della magistratura sugli ingenti patrimoni in circolazione in queste zone.  Inoltre in alcuni paesi della fascia della bassa e dell’ovest veronese e del basso vicentino si segnalano “la presenza di ditte in particolare nel settore dell’edilizia, riconducibili ad aggregati ndranghetisti di seconda generazione che dopo essersi arricchiti nel traffico degli stupefacenti hanno investito gli utili nell’edilizia e nel settore dei trasporti.

Quanto a Verona, la città scaligera e la sua provincia risulta interessata dall’attività di numerose famiglie di ‘ndrangheta: dalla cosca Pesce ai Grandi Aracri, dagli Arena di Capo Rizzuto agli Alvaro di Sinopoli. Una delle principali imprese edili veronesi, la Soveco  sarebbe in realtà amministrata da un pregiudicato calabrese.  E la recente inchiesta della procura di Bologna ha rilevato i forti interessi della cosca Grandi Aracri negli affari urbanistici veronesi che li ha portato a incontrare il sindaco Flavio Tosi e il vice sindaco Vito Giacino, poi arrestato e condannato in primo grado per concussione.  Insomma il panorama complessivo della regione appare oggi molto diverso dall’idea che fino a ieri se ne è avuta e richiede oggi un’attenzione costante e approfondita da parte del parlamento e degli organi istituzionali del Paese.


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