– MERIDIONEWS/ La Procura di Catania ha depositato il primo aprile la richiesta di rinvio a giudizio nei confronti dell’imprenditore Mario Ciancio Sanfilippo, editore e direttore del quotidiano La Sicilia. Nell’indagine, che va avanti dal 2009 con indirizzi alterni, s’ipotizza il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Un cambio di marcia da parte dei magistrati etnei che, nel 2012, avevano chiesto l’archiviazione. Per poi tornare a indagare su richiesta del gipLuigi Barone.
Secondo quanto si apprende dall’agenzia di stampa Ansa, il giudice per l’udienza preliminare Marina Rizza, assegnata al caso, avrebbe deciso di astenersi, restituendo gli atti al presidente dell’ufficio Nunzio Sarpietro, che non avrebbe ancora nominato un altro giudice. La procura e l’ufficio gip precisano invece, in una nota diramata in serata, «che la designazione del giudice, non ancora effettuata, avverrà secondo le previsioni tabellari». Se confermata la versione dell’Ansa, è possibile che il motivo dell’astensione di Rizza stia nel fatto che la stessa giudice si è occupata del processo a carico dell’ex governatore regionale Raffaele Lombardo, nella cui sentenza di condanna – sempre per concorso esterno in associazione mafiosa – Ciancio occupa un posto di rilievo. Gli atti emersi nel corso dell procedimento nei confronti di Lombardo sono stati trasmessi alla procura e sono andati ad aggiungersi all’indagine diretta dal procuratore capo GiovanniSalvi, insieme all’aggiunto Carmelo Zuccaro e al sostituto Antonino Fanara.
«Un castello di accuse» le ha definite lo stesso imprenditore, che non ha ancora reso nota la scelta del legale che affiancherà l’avvocato Carmelo Pelusonella sua difesa, dopo la rinuncia al mandato del giurista Enzo Musco. Come anticipato da MeridioNews, Ciancio ha chiesto di essere difeso dall’avvocatoFranco Coppi – già legale di Giulio Andreotti e dell’imprenditore etneo Sebastiano Scuto – di recente finito su tutti i giornali per l’assoluzione in Cassazione del suo assistito Silvio Berlusconi nel processo Ruby bis. Sempre secondo le informazioni in nostro possesso, il noto legale romano ha declinato l’offerta, negli stessi giorni in cui ha invece assunto la difesa proprio di Raffale Lombardo nel processo d’appello.
Per quanto riguarda le accuse, due sono i presunti punti di contatto tra due degli uomini più potenti di Catania. Il primo riguarderebbe i centri commerciali e, nello specifico, una struttura che avrebbe dovuto sorgere in contrada Cardinale, nel territorio del Comune di Misterbianco – concorrente al progetto poi diventato il Centro Sicilia – e l’affare di contrada Pigno relativo al centro commerciale Porte di Catania. Business, quest’ultimo, finito anche al centro di un’intercettazione nello studio di Ciancio dove si chiedeva a Lombardo di «ammorbidire ma non in denaro i dirigenti» del Comune di Catania a proposito di una variante alla concessione edilizia. Nel secondo caso, invece, secondo i giudici che hanno condannato l’ex governatore regionale, Ciancio avrebbe tentato di boicottare un altro progetto concorrente per degli alloggi per i soldati statunitensi della base di Sigonella. E i centri commerciali sembrano essere la costante degli affari di Ciancio. Al centro dell’indagine, infatti, anche la costruzione de La Rinascente-Auchan vicino all’aeroporto etneo, nei pressi di Librino. «Al quale era tra gli altri interessato anche Mario Ciancio», spiegano i magistrati, insieme ad alcuni esponenti criminali.
Ma nei documenti con cui nel 2012 il gip Luigi Barone rigetta la richiesta di archiviazione della procura non ci sono solo affari. Il giudice infatti porta a sostegno della necessità di nuove indagini i presunti incontri dell’editore con esponenti di Cosa Nostra, raccontati da alcuni collaboratori di giustizia e daMassimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo don Vito. E ancora la la stessa linea editoriale del quotidiano catanese La Sicilia, tra i necrologi mancati di alcune vittime di mafia e il modo non convenzionale di trattare le notizie sui pentiti.