Ho sempre visto di buon occhio i racconti dedicati alla letteratura sportiva, soprattutto quelli che fuggono dalle spesso futili e alquanto inutili biografie preferendo, invece, le pagine che impressionano con le parole più di cento fotografie la realtà, gli stati d’animo, gli eventi che si susseguono in occasione di un evento sportivo ma, soprattutto, negli anni in cui quell’evento ha luogo. Per questi motivi ho seguito sin dall’inizio le liriche di letteratura sportiva prodotte da Maurizio De Giovanni che, al di là degli altri romanzi, fece il suo esordio nel genere con “Juve-Napoli 1-3, la presa di Torino”, un racconto breve che in pochissimo tempo venne portato anche sulle scene teatrali lavoro che seguii proprio per Articolo 21.
Da allora De Giovanni ha avviato un cammino che non ha conosciuto ostacoli, incamerando una serie di successi importanti con il suo “commissario Ricciardi” ai “Bastardi di Pizzofalcone. Ma lui, però, non ha mai messo da parte la passione sportiva per il “suo” Napoli continuando a scrivere racconti brevi fino alla realizzazione, finalmente vale la pena di aggiungere, di un romanzo. “Il resto della settimana” Rizzoli editore euro 17,00, credo che per De Giovanni possa rappresentare l’opera che mancava nella sua libreria e in quella dei lettori. Probabilmente perché questo lavoro sancisce un punto di arrivo e di partenza dello scrittore partenopeo. Di arrivo perché mette insieme, fondendoli con intelligenza nel nuovo romanzo, i racconti che precedentemente aveva dato alle stampe facendo, così, intendere che questo lavoro covava da tempo nei suoi pensieri. Di partenza perché ora ci si potrebbe aspettare sicuramente un nuovo lavoro sull’argomento.
Convergendo l’attenzione su “Il resto della settimana” bisogna dire che si tratta di un racconto di tutto quanto accade all’interno di un bar dove si vivono degli stati d’animo sempre diversi, dai commenti post gara del lunedì mattina all’attesa spasmodica del venerdì, perché gli uffici stanno per chiudere e tutti si preparano a vivere il nuovo week and, a poche ore dalla nuova gara di campionato. Una passione trasversale che accomuna indistintamente tutti senza divisione di classe sociale. Ma il racconto di De Giovanni al di là dello stile narrativo con il quale ti trascina nei luoghi raccontati, a bere un caffè con i protagonisti del romanzo ha due punti di forza, che a mio avviso rappresentano i momenti centrali della narrazione, sui quali è giusto riflettere. Nel racconto vi sono due figli e altrettanti padri che si ritrovano o, invece, ritornano a parlare grazie alla condivisione di una passione sportiva. Ecco il messaggio da rilanciare. Il calcio, l’amore per la squadra del cuore può e dev’essere lo strumento per avvicinare le persone, per accorciare le distanze e non per innalzare i muri.
Il secondo, invece, lo si ritrova nelle battute conclusive quando uno dei personaggi principali, “il professore”, che ha deciso di scrivere un libro sulla passione sportiva, finalmente comprende che “le storie del genere vanno raccontate e non sezionate”. Ecco l’importanza della letteratura sportiva, di quella che racconta le storie, ti permette di immergerti da protagonista e di pensare con la stessa testa dei personaggi a cui l’autore con la propria penna ha dato la vita. Tutto questo De Giovanni lo fa senza elaborazioni di sorta ma, semplicemente, mettendo in campo la sua capacità di narrare, la sua dichiarata passione per il Napoli offrendoci un godibilissimo romanzo con il quale si mette sul tavolo qualcosa in più della sola narrazione di una fede sportiva.