E’ stata questa la bussola del grande balzo in avanti, fino a che non si è vista la modernità. Il tentativo di fare i conti con la modernità, e quindi con il vivere insieme, il mondo arabo-islamico se l’è posto, purtroppo, negli anni conclusivi dell’impero ottomano.
Il fallimento dell’esperimento costituzionale ottomano, fatto dal Sultano come difesa e non come scelta di campo, ha comunque dato il via all’epoca della Nahda araba, che voleva proseguire sul cammino e l’esempio europeo varando stati nazionali basati sul concetto di cittadinanza. La scelta coloniale europea non lo ha favorito, anzi, ha favorito la nascita di stati autoritari che a loro volta hanno creato un nazionalismo autoritario, che ha mirato a sostituire la lotta di classe con la lotta tra nazioni del terzo mondo e nazioni europee.
Si è affermato così un nazionalismo etnicista che ha portato all’altra tragedia: l’islam ,sin lì innervato su grandi capitali intrise di cosmopolitismo come Baghdad, Damasco e Istanbul si è ritrovato guidato dalla retrograda Arabia Saudita, dove il jihadismo è stato messo al servizio di una tribù per conquistare tutta la penisola. Proprio con loro, islam oscurantista e tribù saudita, gli Stati Uniti hanno chiuso un accordo epocale, in chiave anti sovietica. E’ cominciata lì la deriva-Islam , aggravata dall’altra eresia islamica, il khomeinismo, che ha sfidato l’Arabia Saudita e gli Stati Uniti nel nome di un’altra eresia, l’oscurantismo teocratico ammantato da rivoluzione “proletaria”.
Così la guerra fredda ha trasformato l’islam in due cause reazionarie, accanto alle quali sono rimasti in piedi i bonapartismi o totalitarismi laici, tre campi in guerra tra di loro ma uniti da un solo fattore, l’economia di rapina. Gli errori capitali commessi dagli Stati Uniti sono culminati nell’invasione irachena del 2003, che togliendo il tappo Iraq alla prospettiva di sviluppo territoriale iraniana ha dato il via a una guerra imperiale tra Iran e Arabia Saudita dove o si vince o si muore.
Questa guerra è stata combattuta ovviamente nel nome dell’Islam, ma dietro c’è l’eterna rivalità arabo-persiana. E i sogni imperiali sono evidenti. L’infantile sostegno di tanta sinistra alla teocrazia imperiale persiana mostra di credere che si possa fare il comunismo teocratico contro i ceti umili, proprio come fu ai tempi dell’Urss, sebbene lì accadde in nome dell’ateismo. Per rompere l’asse tra Mosca e Tehran gli Stati Uniti di Obama hanno lasciato che in Iraq e Siria si perseguissero politiche genocidarie senza precedenti nella regione, consentendo così la saldatura degli atei di Saddam Hussein e dei terroristi qaidisti nel mostro ISIS.
Le città rase al suolo da Assad nell’indifferenza di Obama e della comunità internazionale hanno richiamato combattenti fanatici da tutto il mondo, facendo alle vittime della violenza di Damasco il più orrendo sfregio. Ora solo dalla Siria arriva più del 30% dei disperati che riempiono i barconi del Mediterraneo: respingendoli chiuderemo il cerchio di un secolo disgraziato, facendo del Mediterraneo un mare di odio invece che una prospettiva di sviluppo per noi, il Medio Oriente e l’Africa tutta.