Con Giovanni Berlinguer scompare un protagonista di primo piano della vita politica italiana. Un uomo semplice, generoso, con lui ti sentivi a tuo agio. Quando parlava in dibattiti, assemblee, in riunioni di lavoro, era affascinante. La politica prendeva l’aspetto più significativo, quello della cultura, oggi del tutto assente nel panorama dei partiti italiani. I suoi interventi avevano sempre un che di sapore scientifico. La politica diventava scienza. Questo in fondo era il suo mestiere, quello di docente di medicina sociale, i suoi libri miravano a diffondere la cultura scientifica, analista critico del sistema sanitario italiano a lui sono dovute intuizioni, proposte, iniziative. Nel 1999 fu nominato Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana, nel 2001 ricevette la medaglia d’oro ai benemeriti della Cultura e dell’ Arte. Ma forse nessuno lo ha mai saputo tanto era schivo, timido verrebbe da dire come suo fratello Enrico. Le sue “benemerenze” le teneva per sé, non voleva che influenzassero il suo essere politico.
La cultura e la scienza in accordo con la politica
Quasi si giustificava a chi gli chiedeva, quasi scherzando, se la cultura, la scienza (lui era davvero un uomo di scienza) potevano andare d’accordo con l’attività politica, di dirigente autorevole di un grande partito, il Pci. Lui rispondeva, lo ricorda il Fatto quotidiano, senza giri di parole, quelle che usano i politici quando vogliono dire e non dire: “Mio nonno Enrico era un esponente politico in Sardegna – diceva – poi c’è stato mio padre. E mio fratello. E i miei cugini, Luigi e Sergio. Tutte persone impegnate in politica. Che cosa avrei dovuto fare? Stare tappato in casa? Ma ho sempre pensato di avere anche un nome e mi sono comportato tenendolo bene a mente. Ho fatto le mie scelte pur subendo molte influenze, a cominciare da quella positiva di Enrico”. Ancora un ricordo personale, avendo avuto, lo dico ponderando le parole, l’onore di collaborare con lui in una impresa politica che si chiamava “correntone”.
La sconfitta del “correntone” nel Congresso dei Ds del 2001 cambia la storia della sinistra
A volte, scherzando, gli dicevamo che se non avesse perso il Congresso dei Ds tenuto a Pesaro nel 2001 in cui era stato candidato alla segreteria del Partito , il corso della storia politica italiana sarebbe stato molto diverso da quello attuale. Giovanni aveva accettato la candidatura come esponente del cosiddetto “ correntone”, la sinistra del partito. Ma fu sconfitto da Piero Fassino. Un congresso molto contrastato e contestato da Fabio Mussi anche a molti anni di distanza, non convinto della “genuinità” del voto che segnò la sconfitta del correntone. La mozione che aveva come primo firmatario Giovanni Berlinguer si chiamava “Per tornare a vincere”. Aveva il sostegno di Fabio Mussi, di Tom Benettollo, presidente dell’Arci, Antonio Bassolino, Achille Occhetto, Cesare Salvi, personalità come Bruno Trentin, Sergio Cofferati, ben vista anche se con distacco da Veltroni. Proponeva, in sintesi, una svolta a sinistra del partito, per rendere la sinistra “più riconoscibile”, criticando un eccesso di moderazione nella linea politica seguita dal partito. La seconda mozione, candidato alla segreteria del partito, Piero Fassino, era sostenuta, con discrezione da esponenti del calibro di D’Alema che non vi appose la sua firma, in contrapposizione a Cofferati e in modo pressante dai capigruppo di Camera e Senato, Luciano Violante e Gavino Angius, gli ex ministri Visco e Bassanini, da Bersani, Giorgio Napolitano, da Valdo Spini ex segretario del Psi e dalla maggioranza dei segretari delle federazioni. Proponeva, di fatto, una svolta “riformista”, vicina alla socialdemocrazia europea, una linea “ governista”. La terza mozione faceva capo all’area “liberal”, candidato Enrico Morando, proponeva il rinnovamento dei Ds con l’apertura ad altri riformismi, laici e cattolici.
Forse se avesse vinto la sua mozione il Pd non sarebbe nato
C’è chi dice che se avesse vinto la mozione Berlinguer il Pd non sarebbe mai nato. Forse proprio da qui dovrebbe partire la riflessione della sinistra, o meglio delle sinistre del Pd, a fronte di un partito, quello guidato da Renzi, che sposta l’asse della politica sempre più verso il centro. E c’è chi dice che la storia torna a ripetersi e che la maggioranza dei Ds di allora è quasi assimilabile a quella del Pd. Comunque sia una riflessione le forze di sinistra dovrebbero farla.
Proprio la limpidezza delle scelte di Giovanni Berlinguer può consentire una seria riflessione. Lui non abbandona il campo della lotta, fa vivere il “correntone” insieme a Fabio Mussi, si fa promotore di una Associazione che continua la battaglia politica e culturale con lo sguardo a sinistra, non solo ai Ds. Nel maggio del 2007 quando avviene lo scioglimento dei Ds non aderisce al Pd, entra in “Sinistra democratica” di Fabio Mussi. C’è una linearità nelle sue posizioni, nelle sue scelte che si riscontra in ogni i suo atto, negli scritti, nei saggi, nei libri, negli interventi direttamente politici.
“Aprile per la sinistra” e Sinistra Democratica con Fabio Mussi
Ci sostiene in questa tesi il percorso di “Aprile per la sinistra” una rivista politica dell’area della sinistra democratica. Nasce come rivista del Movimento dei Comunisti Unitari (MCU), quando entrano nel nel partito dei Democratici di Sinistra, diviene la rivista mensile legata appunto al “Correntone”, guidata da Fabio Mussi e Giovanni Berlinguer. Nel 2004 si costituisce come associazione per la Sinistra del Centro-Sinistra, si apre ad altri partiti della sinistra, ai movimenti fra i quali i girotondi e in generale ai cittadini simpatizzanti per il centrosinistra. Cofferati collabora all’impresa. Del Comitato editoriale della rivista fanno parte: Giovanni Berlinguer, Paolo Beni, il sottoscritto, Aldo Garzia (che è anche il direttore responsabile), Francesco Martone, Marina Minicucci, Lidia Ravera, Wolfgang Sachs, Antonio Tabucchi, Nichi Vendola e Nicola Tranfaglia. La finalità, è scritto nello statuto:contribuire al consolidamento della sinistra in Italia e in Europa. Ieri come oggi. Nel ricordo, commosso, di Giovanni con l’impegno a continuare la sua battaglia:nella sinistra, per la sinistra.