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Federazione Delle Chiese Evangeliche e Sant’egidio propongono un canale umanitario dal Marocco autofinanziato: “non si puo’ piu’ attendere per salvare dai naufragi chi fugge dalla guerra”

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Di fronte alle stragi del mare, che registrano un numero sempre più elevato e inaccettabile di vittime, la Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e la Comunità di Sant’Egidio lanciano una proposta realizzabile in tempi rapidi dalle autorità italiane proponendola come “modello” applicabile non solo dall’Italia ma anche da altri Stati europei.

Si tratta di aprire nei Paesi da cui partono i migranti, in accordo con le ambasciate italiane, un canale dedicato per ottenere visti per motivi umanitari che permettano l’ingresso nel nostro Paese in modo regolare e non su barconi o altri mezzi di fortuna che comportano un altissimo rischio per la vita di tanti uomini, donne e bambini in fuga dai Paesi in guerra.

La proposta è quella di aprire un primo “canale umanitario” in Marocco, nelle città di Rabat e Tangeri, in modo da far partire un numero limitato di persone nell’arco di un anno, con la creazione di altrettanti “Humanitarian Desk”, gestiti dalle realtà promotrici dell’iniziativa in accordo con le autorità locali e quelle italiane. La scelta del Marocco per la sperimentazione dei “canali umanitari” è dovuta alla stabilità politica e ai rapporti di collaborazione e cooperazione stabiliti con l’Italia e con l’Europa.

I desk entrerebbero in contatto con i potenziali richiedenti asilo attraverso partenariati con associazioni già operative (come L’Acnur, la Chiesa evangelica del Marocco e la diocesi di Tangeri) e promuovendo programmi sociali nelle aree di concentrazione dei migranti. Ottenuto il visto, il soggetto richiedente potrà imbarcarsi su di un volo regolare e, una volta giunto in Italia, potrebbe richiedere asilo in Italia. E’ da sottolineare che la sperimentazione del “canale umanitario” sarà interamente finanziata dall’Otto per mille della Chiesa valdese e dalla Comunità di Sant’Egidio. La proposta verrà sottoposta ai Ministeri dell’Interno e degli Affari Esteri, nella speranza di arrivare in tempi brevi a stendere un protocollo d’intesa per la sua realizzazione.

La base giuridica dell’iniziativa si fonda sull’art. 24 del Regolamento (CE) n.810 / 2009 del 13 luglio 2009 che istituisce il Codice comunitario dei visti, vale a dire la possibilità di concedere visti con validità territoriale limitata, in deroga alle condizioni di ingresso previste in via ordinaria dal codice frontiere Schengen, “per motivi umanitari o di interesse nazionale o in virtù di obblighi internazionali”. In attuazione di questa disposizione, su indicazione congiunta del Ministero dell’Interno e del Ministero degli Affari Esteri, una o più rappresentanze diplomatiche verrebbero autorizzate a rilasciare un numero predeterminato di visti per “motivi umanitari”. Si tratta di sperimentare una “buona pratica” che negli auspici potrebbe essere estensibile anche ad altri Paesi europei.


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