Il mondo dei giusti, il mondo dei droni, titola L’Avvenire. Si potrebbe anche dire: il coraggio della libertà e la forza cieca della tecnica. “Il drone di Obama spara e uccide un italiano”, racconta il Fatto. Giovanni Lo Porto, un italiano che onora l’Italia. Come quelli che se vedono un uomo in mare pensano prima a salvarlo, poi a vestirlo, a spezzare il pane con lui e regalargli un sorriso. Poi, a Salvini o agli scafisti.
Le scuse di Obama, Corriere. Assunzione piena di responsabilita, da parte del Commander in Chief. Però “il presidente abbassò gli occhi”, scrivono Guido Olimpio e Paolo Valentino, e non mentre si scusava ma quando qualcuno gli ha chiesto se avesse informato Renzi già nel corso del vertice di Washington. Quegli occhi rivolti a terra direbbero che Barak mentiva, che aveva informato Matteo, ma insieme avevano deciso di rimandare la brutta notizia per non turbare la festa? Dubbi del Corriere, quasi certezza per il Giornale: “Obama e (forse) Renzi nascondono un morto italiano”. Detesto la cultura del sospetto, certo altre “notizie” lo aizzano. “I servizi segreti erano pronti a liberarlo”: sì, ma non sapevano che era morto da mesi. La solita Pinotti: “lo hanno usato come scudo umano”. Gli americani l’hanno ammazzato apposta?
Un passo gigantesco. Premier esultante dopo il vertice europeo straordinario sull’immigrazione. Nessun giornale però mostra di condividere. Il più ottimista è la Stampa “Migranti, fondi triplicati per i soccorsi. Europa divisa su scafisti e accoglienza”. Già, 9 milioni anziché 3 per Triton – è un buona cosa – ma l’accoglienza tocca ai paesi frontalieri – l’Italia – che dovrebbero pure impedire a quegli uomini di raggiungere altri paesi dell’Unione. “Segnale a metà”, Corriere, “qualche soldo ma l’Europa lo lascia solo”, il Fatto
Antifascista. Sergio Mattarella ricorda che già Moro definiva “antifascista” il suo partito. Nell’intervista a Repubblica, il Presidente seppellisce il revisionismo. “Barbara e disumana l’esposizione del corpo di Mussolini e della Petacci” ma i due campi non furono simili perché, “nel caso del nazifascismo i campi di sterminio, la caccia agli ebrei, le stragi di civili, le torture sono lo sbocco naturale di un’ideologia totalitaria e razzista”. E per Mattarella la resistenza continua, in difesa della democrazia e della Costituzione: “La P2 e le stragi avevano un disegno comune: quello di abbattere lo Stato democratico, di cancellare la Costituzione del 1948, di aprire la strada a un regime tendenzialmente autoritario”. Ben detto, Mister President
Difendiamo dunque la Costituzione. Ieri ho incontrato Ceccanti, uno dei consiglieri che istiga il Premier a far passare l’Italicun costi quel che costi. Mi sono divertito – lo so non dovrei, ma ogni tanto riaffiora l’intellettuale che avrei potuto essere – sentendolo arrampicarsi sugli specchi per dire che l’Italicum è in linea con la Costituzione, che ci ridarà il bipolarismo e non esiste il rischio di derive plebiscitarie. Faccio atto di contrizione, e gli rispondo senza ironia, con le serie e sagge osservazioni di Lorenza Carlassarre: “L’elezione diretta del premier cambia la forma di governo. D’Alimonte si è lasciato sfuggire un’ammissione non da poco. Ed è importante, perché denuncia l’assoluta incostituzionalità dell’Italicum. Se nel nuovo meccanismo è presente l’elezione diretta del premier, si vanificano tutti gli articoli della Carta che disciplinano la formazione del governo, la nomina da parte del presidente della Repubblica e via dicendo”. Mattarella, ha inteso?
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