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Elezione diretta del premier?

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Ho letto oggi l’intervista che la prof. Lorenza Carlassare ha concesso al quotidiano  Il fatto quotidiano ,rispetto a quel che aveva scritto sul  quotidiano il Sole 24Ore , che una legge elettorale potesse cambiare la Costituzione. Nella sua intervista, la prof. Carlassare afferma, e, sono d’accordo con lei:” se c’è l’elezione diretta del premier cambia la forma di governo. D’Alimonte  si è lasciato sfuggire un’ammissione non da poco. Ed è importante perché, se nel nuovo meccanismo, è presente  l’elezione diretta del premier, si vanificano  tutti gli articoli che disciplinano tutti gli articoli della Carta che disciplinano la formazione del governo, la nomina da parte del Presi dente  della Repubblica e via dicendo. Con quest’affermazione si danno la zappa sui piedi, cioè ammettono quello che la maggioranza dei detrattori dell’Italicum contesta loro.”  E conclude dicendo:” Così si vanifica il principio cardine del costituzionalismo liberale, quello della divisione dei poteri che a vicenda si limitano  e si controllano. Un Parlamento così eletto non può certamente controllare il governo.

Hanno dimenticato che l’assemblea legislativa deve essere rappresentativa; ma rappresentativa dei cittadini elettori, non del governo !” Ho già dedicato più di un editoriale all’Italicum per pensare di parlarne ancora ma quel che dice la collega dell’Università di Padova taglia la testa al toro e segna il massimo della personalizzazione del potere del capo dell’esecutivo nell’ormai lunga esperienza repubblicana.   Ma è significativo che finora su nessuno dei quotidiani che vedo ogni mattina mi sia stato dato di leggere un articolo che mettesse in luce il pericolo indicato dalla Carlassare con molta chiarezza.

Innescare su una Costituzione come quella repubblicana che dura dal dicembre 1947 ed è arrivata dopo vent’anni di dittatura fascista un meccanismo che concentra una vera bulimia di potere sul capo dell’esecutivo significa sottovalutare innanzitutto i rischi dell’operazione proposta nella legge elettorale ma anche non rendersi conto in nessun modo del contrasto tra la necessaria centralità del parlamento e i poteri grandi dati al primo ministro che guida il governo eletto dai cittadini e dalle Camere.  Sta in questo l’improvvisazione continua ma anche i calcoli che guidano il nostro presidente del Consiglio-segretario del Partito democratico. C’è da sperare che  all’interno di quella forza politica ma anche nelle forze politiche vicine al PD o addirittura di opposizione ci si renda conto dei pericoli di una simile svolta e nei prossimi giorni si comportino in maniera coerente.  Non si può rinviare a successivi interventi della Corte Costituzionale la resistenza al personalismo soggettivistico di Renzi e di chi lo segue, pena conseguenze pesanti per la salute e l’avvenire della repubblica.


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