Quotidianamente proviamo emozioni (gioia, paura, tristezza, rabbia, felicità, ansia, ecc..) e spesso siamo convinti di provarle perché ci è accaduto qualcosa (una lite, un ricordo, un’osservazione, un apprezzamento) che secondo noi le ha suscitate (sono arrabbiata perché ho litigato con mio marito, sono triste perché mi sono rotta una gamba, sono risentita perché mi hanno fatto un’osservazione, sono felice perché mia figlia è venuta a trovarmi). E’ un luogo comune pensare che proviamo un’emozione a causa di una situazione (evento). Ma non è così! Di fronte alla stessa situazione due persone diverse possono provare emozioni diverse. Non è la situazione a farci provare una certa emozione ma il pensiero che abbiamo su quella data cosa.
Per esempio:
Situazione: Ho ricevuto una visita di un’amica
Persona 1: Che bella sorpresa! Con conseguente emozione di gioia
Persona 2: Che seccatura! Doveva avvisarmi prima di venire! Con conseguente irritazione
Come mai succede questo? Perché in realtà non sono gli eventi in sé a farci provare le emozioni ma quello che pensiamo rispetto agli eventi stessi. Sono i pensieri, la percezione degli eventi che influenzano le emozioni e il comportamento .
Le emozioni sono il manifestarsi di un pensiero/ di una valutazione di un evento. I pensieri sono influenzati dalle nostre esperienze precedenti, sono personali e unici e ci spingono ad avere un certo comportamento. Anche l’intensità dell’emozione dipende dai pensieri e provare un’emozione forte può causare reazioni comportamentali ed azioni che atrimenti non si avrebbero. Le emozioni in sè non sono negative, sono risposte adattive dell’organismo a sollecitazioni ambientali e ci comunicano qualcosa; se gestite in maniera positiva, ci aiutano a capire gli eventi e quale comportamento adottare in risposta. Allora dove sta il problema?
Spesso le interpretazioni che diamo agli eventi non sono solo quelle che facciamo a livello razionale. Prima ancora di dare un “giudizio” positivo o negativo di un evento, nella nostra mente scattano dei pensieri “automatici” che sfuggono alla nostra coscienza poiché non sappiamo riconoscerli. Sono loro la vera causa delle emozioni negative e dei comportamenti disfunzionali che proviamo e/o agiamo in risposta ad alcuni eventi.
Questi pensieri automatici, dette credenze irrazionali, hanno una forma particolare: passano rapidi nella mente ed etichettano quello che facciamo e/o quello che fanno gli altri, senza vaglio razionale. Queste credenze, oltre ad essere irrazionali, spesso sono limitanti nel senso che mettono limiti ai nostri pensieri ed azioni, invece di essere motivanti e potenzianti, ovvero fonte di emozioni positive che attivano l’azione e la proattività della persona. Le credenze sono, quindi, alla base del nostro atteggiamento mentale verso gli eventi e delle nostre decisioni.
Una maggior comprensione dei nostri pensieri (frasi interiorizzate e dialogo interno) ci permette di gestire meglio le nostre reazioni emotive e quindi di stare meglio. A volte è anche possibile provare emozioni come risposta a un evento interno ( pensiero/riflessione/giudizio/ricordo).
Per esempio:
Evento interno: Penso ad un’amicizia finita
Pensieri: Che brutto che la nostra amicizia sia finita, non troverò mai più un’amica come lei
Credenza irrazionale: il mio benessere dipende da lei
Emozioni: tristezza
Azioni: ritirarsi dalla vita sociale, piangere, avere scarso interesse per le cose, trascurarsi
Ma nella stessa situazione un’altra persona potrebbe pensare:
Evento interno: Penso ad un’amicizia finita
Pensieri: Come stavo bene! Mi piace ripensare ai bei momenti della mia vita perché mi riempie il cuore
Emozioni: gioia, felicità
Azioni: sorridere, raccontare e cercare il confronto e lo scambio con gli altri (Continua…)