Ci sono cose che si fa una certa fatica a capire come possano accadere. Cose che sono accadute, ma che si fa fatica a credere che lo siano nel modo in cui viene detto, raccontato. Come la morte di C.M., trentacinque anni, trovato strangolato in bagno. Veramente è difficile da credere. Non che sia morto, perché morto è morto. E’ difficile che sia accaduto come dicono. C.M. è accusato di tentato omicidio, e per questo è detenuto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. In carcere, non c’è dubbio, è più facile cedere alla disperazione, che altrove, questo si capisce; e infatti ogni anno la percentuale di chi decide di farla finita è infinitamente superiore a quella d chi è “fuori”. C.M.: sarebbe dovuto uscire fra cinque anni: 1.825 giorni…lunghi da passare, ogni giorno vale una settimana, ogni settimana un mese, ogni mese un anno: non finisce mai…Troppi, e insopportabili 1.825 giorni, anche questo si può capire. Così, dicono, C.M. decide di farla finita. Prende un lenzuolo e si impicca, come fanno tanti? No. Dicono che sia andato in bagno; dicono che abbia inzuppato d’acqua la t-shirt; dicono che poi se la sia stretta al collo. Se la stringe al collo con forza, con tutta la forza che ha; e dev’essere stata tanta, proprio tanta questa forza (e tanta, dunque, la disperazione): perché, dicono, stringendo si auto-strangola. Sembra incredibile, vero? Eppure è quello che dicono sia accaduto.
Dicono che il personale di polizia penitenziaria sia riuscito ad arrivare in tempo, e a trasferire il giovane nel reparto sanitario del carcere per sottrarlo alla morte; chi non ha fatto in tempo ad arrivare sono stati i medici del 118: quando sono arrivati C.M. era già “evaso”. Così dicono; e non c’è motivo di dubitarlo. Ma proprio perché crediamo a questa dinamica, e non la mettiamo in dubbio, la cosa non è ancora più drammatica e inaccettabile che se la “cosa” fosse avvenuta in altro modo?
C.M. era stato arrestato due anni fa per un tentato omicidio. Dopo un periodo trascorso ai domiciliari era entrato in carcere dove, dicono, si stava reinserendo con buoni risultati: aveva conseguito un diploma di cucina ed era addetto nell’area giardinaggio. Allora: c’è una persona che si sta reinserendo e apprende, come dicono, un lavoro; una persona che sa di dover uscire tra cinque anni; questa persona, dicono, una mattina si alza; ha un cattivo pensiero (magari se lo è coltivato tutta la notte? Chissà); aspetta che il compagno di cella si distragga, prende una maglietta, la inzuppa d’acqua e, come dicono, si strangola. Se è come dicono, se C.M. si è covato per tutto questo tempo un disagio psichico che alla fine è esploso come è esploso, ma di cui nessuno si era accorto, significa che a Santa Maria Capua Vetere qualcosa non va. Più di qualcosa, forse; e in quante altre Santa Maria Capua Vetere, signor ministro della Giustizia Andrea Orlando?