Acqua e olio non si uniscono. Dopo anni di laboriosi tentativi di unire i resti di DC e PCI – Ulivo e i suoi derivati – il bianco Renzi sta epurando il rosso Bersani, dopo aver affossato gli unici due pontieri che avevano tentato la fusione a freddo tra i partitoni nazionali: Prodi e Letta.
Ora la scissione è iniziata.
E non solo per la sostituzione dei 10 parlamentari dissidenti verso l’Italicum nella Commissione che lo deve approvare, ma soprattutto per il mancato invito di Bersani alla Festa della Fedeltà (ex Festa dell’Unità). Un ostracismo che ha aperto una crepa nel partito, più profonda della leggendaria pazienza di Bersani.
E adesso?
La crepa si allungherà sottotraccia fino alle elezioni di maggio, ma è difficile che l’intonaco unitario riesca a nasconderla a lungo. E ancora più difficile che i rossi del PD siano disposti senza reagire a prendere dai “bianchi gigliati” pesci in faccia tutti i giorni prima dei pasti.
La spaccatura sarà sempre più evidente. E ne avremo le prime avvisaglie nella votazione in aula dell’Italicum. Se poi la legge passa, i dissidenti sapranno di non poter più essere candidati senza il benestare del segretario e a quel punto non avranno più nulla da perdere, se non la faccia.
Renzi intanto imbarcherà i Bondi e i Verdini, appositamente spurgati una nottata in acqua fredda, nel nascente Partito della Nazione, l’enorme delfino bianco, che ricorda una balena, ma molto più bravo nello strappare applausi con salti, annunci e acrobazie.
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