“Grande è la confusione sotto il cielo. Il momento è eccellente”. Il grande tiranno rivoluzionario, Mao Zedong, probabilmente sarebbe molto soddisfatto di quanto sta avvenendo in Italia.
C’è grande confusione sotto il cielo dell’Expo, salvata per un pelo quando stava per annegare in un mare di corruzione, che a pochi giorni dall’inaugurazione non è ancora completata, ma -spiegano astuti architetti- le parti mancanti saranno mascherate da abili trompe d’oeil di cartongesso.
La confusione regna sovrana anche sul Jobs Act, che dovrebbe dare lavoro e “diritti crescenti” a migliaia di giovani disoccupati, ma viene definito un “abominio” da Susanna Camusso, segretario della Cgil, e tenacemente osteggiato da Maurizio Landini, sempre confusamente tra impegno politico e militanza sindacale.
E’ confusamente furioso Renato Brunetta, perché -dopo aver letto il Def- si è sentito scippato dal principio/slogan “non mettere le mani nelle tasche degli italiani”.
E’ confusamente razzista Matteo Salvini quando dice che vuole “radere al suolo i campi rom”, che però restano luoghi di degrado, non esistono negli altri paesi europei e sono stati una fonte di guadagno criminale per i furfanti di Mafia Capitale.
E’ confusamente svergognata l’Italia, il paese di Cesare Beccaria e dell’abolizione -il 30 novembre 1786- della pena di morte nel Granducato di Toscana, che è stata condannata dalla Corte europea perché non ha saputo punire i responsabili del “massacro messicano” alla scuola Diaz dopo le devastazioni di Genova al G8 del 2001.
Il Grande Timoniere se la godrebbe un mondo guardando il Partito democratico, che si sta dilaniando dopo aver raccolto percentuali clamorose di consenso, perché, secondo la minoranza interna, “non è abbastanza di sinistra”. La reintroduzione del falso in bilancio, soppresso –chissà perché- da Berlusconi, è di destra o di sinistra? Non lo saprà mai il M5S, che non lo ha votato, pur condividendolo, dopo una confusa consultazione online.
Adesso il Partito democratico rischia di spaccarsi, con conseguenze tanto confuse quanto minacciose, sull’approvazione della nuova legge elettorale chiamata “italicum”, che è il risultato del “Patto del Nazzareno”, a sua volta conseguenza della “non vittoria” del Pd nelle elezioni del 2013.
L’ “italicum”, che è stato modificato più volte ed è andato su è giù tra Camera e Senato, non è privo di difetti, ma garantisce la governabilità grazie a un premio di maggioranza al primo o al secondo turno, come avviene per l’elezione del sindaco.
Paradossalmente, i dissidenti vorrebbero estendere le preferenze, che sono solo l’ombra di una vera democrazia. Le preferenze sono state la dannazione della prima Repubblica, hanno dominato per decenni il “sistema Andreotti”, con l’inevitabilmente corollario del voto di scambio e moltiplicazione dei costi della politica. Il problema è come vengono scelti i candidati: dalle segreterie dei partiti, come nel famigerato “porcellum”, o attraverso primarie, regolamentate e trasparenti? La risposta dovrebbe essere scontata se il Pd non continuasse confusamente a farsi del male con sindaci “democratici”, alcuni dei quali con le radici in Forza Italia, che vengono denunciati in sequenza, con le cooperative rosse, come Cpl Concordia, che fanno l’inchino a D’Alema e a tanti altri, con le primarie corrotte dalle false tessere e contaminate con i voti del centro destra, tanto che il partito rischia di diventare –secondo Fabrizio Barca- “cattivo e pericoloso”.
E’ un po’ confusa anche l’accusa di “democratura” rivolta a Matteo Renzi, perché cerca –confusamente- di imprimere una accelerazione sulle riforme istituzionali, sulla Rai, sulla scuola, sulla burocrazia, in paese a cui piace l’eterna discussione e l’in-decisione permanente.
Ma il vero maoista è Silvio Berlusconi, che si sta confusamente decomponendo con quel che resta della “sua” Forza Italia.
Il momento è davvero eccellente?