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Che cosa insegna il genocidio armeno

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Il  24 aprile, un giorno prima di quella che per noi italiani è la Liberazione dai nazisti e dai fascisti, gli armeni, dovunque si trovino, ricordano quello che viene indicato come il secondo massacro armeno o vero e proprio  genocidio. Il primo massacro, come sanno gli storici dell’impero ottomano, riguarda  la campagna contro gli armeni condotta dal sultano ottomano Abdul-Hamil II negli anni  1894-1896. Il secondo ha luogo negli anni 1915-1916, durante la prima guerra mondiale. Nello stesso periodo storico, l’impero ottomano aveva condotto o tollerato attacchi simili contro altre etnie come i greci e gli assiri e per questo alcuni studiosi credono che ci fosse un progetto generale di sterminio. Sul piano internazionale ventuno Stati hanno riconosciuto ufficialmente come genocidio gli eventi appena descritti. Nel 1890 nell’Impero ottomano si contavano circa due milioni di armeni in maggioranza appartenenti alla Chiesa apostolica armena. Gli armeni erano sostenuti dalla Russia nella loro lotta per l’indipendenza poiché la Russia aspirava a indebolire l’impero per annettersi dei territori ed impadronirsi eventualmente di Costantino poli. Per reprimere il movimento autonomista armeno, il governo ottomano incoraggiò tra i curdi sentimenti di odio contro gli armeni.

L’oppressione che dovettero subire dai curdi e l’aumento della pressione fiscale imposto dal governo esasperò gli armeni fino alla rivolta alla quale l’esercito ottomano, affiancato da milizie irregolari curde, rispose assassinando migliaia di armeni e bruciandone i villaggi nel 1894. Due anni dopo, alcuni rivoluzionari armeni occuparono la banca ottomana a Istanbul. La reazione fu un pogrom anti-armeno da parte di turchi ottomani in cui persero la vita cinquantamila armeni.    Nel periodo precedente la prima guerra mondiale nell’impero ottomano si era affermato il governo dei “Giovani Turchi”  e temevano che gli armeni potessero allearsi  con i russi di cui erano nemici. Il 1909 registrò uno sterminio di almeno trentamila persone nella regione della Cilicia.  Nell’aprile 1915 più di mille armeni tra cui giornalisti, scrittori, poeti e perfino delegati al Parlamento furono deportati verso l’interno dell’Anatolia e massacrati lungo la strada. Arresti e deportazioni furono compiute in massima parte dai “Giovani Turchi”. Nelle marce della morte che coinvolsero un milione e duecentomila persone, centinaia di migliaia morirono per fame, malattia o sfinimento. Quelle marce furono organizzate con la supervisione di ufficiali dell’esercito tedesco in collegamento con l’esercito turco e si posso no considerare come “prova generale” delle più note marce della morte perpetrate dai nazisti ai danni dei deportati nei propri lager durante la seconda guerra mondiale. Altre migliaia di armeni furono massacrati dalla milizia curda e dall’esercito turco.

Sulla definizione di quello armeno come il primo genocidio del Novecento si è aperta una disputa storica che non si è ancora conclusa e il governo turco rifiuta ancora  di riconoscere il genocidio a danno degli armeni, così  questa resta una causa di tensione tra la Turchia, l’Unione Europea e la Santa Sede. Una legge francese punisce con il carcere la negazione del genocidio armeno e, al contrario, già da tempo la magistratura turca punisce con l’arresto e la reclusione fino a tre anni il nominare l’esistenza del genocidio armeno in quanto gesto anti-patriottico.  Il 12 aprile 2015 papa Francesco ha parlato esplicitamente di genocidio citando una dichiarazione del 2001 di papa Giovanni Paolo II  e del patriarca armeno in occasione della messa del centenario nella basilica di San Pietro in Vaticano, dichiarando che quello armeno “generalmente viene definito come il primo genocidio del XX secolo” e alla presa di posizione papale sono seguite forti proteste ufficiali del governo turco che per protesta ha ritirato l’ambasciatore in Vaticano. Il 22 aprile anche la cancelliera tedesca Angela Merkel ha usato il termine genocidio. Infine il Congresso degli Stati Uniti ha approvato nel marzo 2010  ha approvato una risoluzione che chiede al presidente Obama il riconoscimento di quella tragedia. Il numero esatto delle vittime è ancora controverso. Le stime variano ancora da un minimo di 950 mila secondo le fonti scritte turche fino a 3 milioni e 500 mila  secondo le fonti armene.  Ma resta il fatto incontrovertibile che si tratta del primo tentativo storico nel secolo “breve” di cancellare o rendere praticamente impossibile la sopravvivenza e ancor più la crescita di un popolo europeo che ha avuto già poeti e scrittori noti nel mondo intero di cui hanno parlato libri e film visti in decine di paesi.  C’è da sperare-e qualche segno ultimamente si è visto- che anche i turchi riconoscano quello che è accaduto e si uniscano agli altri nel ricordare le vittime di un terribile massacro che ha preceduto di non molti anni l’esplodere della violenza dei fascismi in Europa, prima di quello italiano e poi di quello persino  peggiore, il nazionalsocialismo di Adolf Hitler.


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