Tre mesi di vacanze sono troppi, dice il Ministro del Lavoro Poletti e propone la pedagogia delle “cassette di frutta”, come per i suoi figli. Come al solito, c’è sempre qualcosa di buono in una boiata.
Allora iniziamo col dire al ministro che i tre mesi c’erano quando lui andava a scuola, perché è da tempo che con il prolungamento dei corsi di recupero e l’anticipo dell’apertura, i mesi si sono ridotti a meno di due. Bene che i ragazzi usino questo tempo non solo per riposarsi, ma anche per formarsi. A patto che sia salvaguardato il divertimento, diritto inalienabile e formativo dei giovani.
Per esempio, potrebbero essere incoraggiati a visitare l’Europa, entrando in contatto con loro coetanei in vacanze di scambio culturale, dove i giovani “padroni di casa” organizzano (la mattina) visite guidate sociali, per illustrare i problemi (per es. periferie) e le eccellenze (per es. laboratori) della loro zona. Ma anche prevedendo (la sera) incontri in locali di jazz o in teatri off per divertirsi insieme (magari ponendo le basi per future coppie transnazionali, che uniscono l’Europa più dei trattati).
Potrebbero i giovani anche riempire cassette di frutta – come suggerisce il Ministro – a patto che siano prodotte in terreni confiscati alle mafie. Allora si che la fatica fisica, si trasformerebbe in esperienza civile. Se a queste attività – e alle molte altre ipotizzabili – si abbinasse poi il riconoscimento di accrediti, tutto rientrerebbe in un progetto educativo “destagionalizzato” e gradito ai giovani.
Che hanno bisogno non di più fatica, ma di più stimoli.
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