Sono qui a parlare di un’ingiustizia che mi coinvolge in prima persona e si impone attraverso una decisione presa dall’alto in modo arbitrario, superficiale e scriteriato, che penalizza me e i miei colleghi. Sono una docente che ha superato le prove del concorso a cattedra 2012, bandito dall’allora ministro Profumo e che, come i miei colleghi, viene qualificata come “ idonea” e pertanto eliminata, cancellata, annullata dalla bozza del DDL sulla scuola presentata dal Governo lo scorso giovedì.
Nel 2012, quando dopo ben 13 anni fu bandito un concorso per il reclutamento di personale docente, decisi di partecipare sicuramente con tanta speranza, ma senza illusioni: pur avendo i requisiti per concorrere non ero ancora abilitata, non avevo ancora maturato esperienza didattica nella scuola pubblica, avevo dei titoli ma, rispetto a molti altri, decisamente e giustamente meno qualificanti, non avevo a mia disposizione il tempo di cui avrei avuto bisogno per prepararmi come avrei voluto, essendo madre di una bambina allora molto piccola.
Ma, tanto era il desiderio di uscire da una condizione lavorativa precaria e incerta, piuttosto ricca di esperienze formative e culturali significative ma prive di prospettive di lunga durata, che la Scuola Pubblica mi sembrava una buona possibilità di trovare un impiego continuativo, seppur difficoltoso, impegnativo e talvolta frustrante (tutti quelli che parlano dei tre mesi di vacanza estivi non si sono mai trovati di fronte a una classe e non prendono in considerazione quella che è, o almeno dovrebbe essere, la responsabilità di un insegnante).
E così mi cimentai con il tanto deprecato ‘quizzone’. Una prova composta da 50 quesiti a risposta multipla che non testava le conoscenze del docente nel suo specifico settore di insegnamento ma valutava le sue competenze relativamente alla logica, la comprensione del testo, una lingua straniera comunitaria e l’informatica. Nonostante sul sito del Ministero ci fossero delle simulazioni, le domande erano tante, troppe, per essere imparate a memoria, come quelli che l’hanno fallita o non l’hanno sostenuta dicono sia stato fatto da chi ha superato la prova. Lo dimostra il fatto che il test scremò un terzo dei candidati e si dimostrò davvero selettivo.
Poi arrivò la prova scritta. Studiai quello che potevo, sicuramente in un altro momento della mia vita lo avrei fatto molto di più, ma mi impegnai seriamente soprattutto per evitare di mostrarmi inadeguata alla situazione. Le domande erano aperte e prevedevano risposte discorsive, che richiedevano un’esposizione argomentata, supportata da contenuti tecnici, testavano, ovviamente, anche l’abilità dei candidati di esprimersi per iscritto in un italiano corretto, e, nel caso della classe di concorso per cui ero candidata, le loro competenze in lingua inglese.
Anche questa prova risultò molto selettiva. Ricordo ancora, e, comunque andranno le cose penso che lo ricorderò sempre, il giorno in cui ricevetti la mail dal MIUR, prima ancora che comparissero gli elenchi sul sito internet dell’Ufficio Scolastico Regionale, in cui mi comunicavano che avevo passato lo scritto e dovevo sostenere l’esame orale.
Ma, nonostante l’entusiasmo, purtroppo l’iniziale del mio cognome era stata sorteggiata per prima e avevo appena un mese di tempo per prepararmi, poco, ancora una volta, per farlo come avrei voluto, senza avere nemmeno la possibilità di capire i criteri di valutazione della commissione. Non senza difficoltà, superai anche quella prova. Non bastava, infatti, essere interrogati e rispondere su argomenti giuridici, normativi , didattici e metodologici, bisognava anche preparare una lezione, il che prevedeva la realizzazione di una presentazione in diapositive power point in cui si spiegavano scelte e tecniche didattiche, valutazioni pedagogiche, il tutto con solo 24 ore di tempo tra il sorteggio dell’argomento e il colloquio.
Sapevo che , essendo un concorso per titoli ed esami che premiava un numero davvero esiguo di vincitori, non potevo risultare vincitrice e pensai che quella dura e impegnativa esperienza potesse solo essermi utile per affrontare nuove prove simili. Si trattava, infatti, di un concorso tanto selettivo quanto mortificante per i non vincitori, che non dava né abilitazione, né punteggio per le graduatorie.
Poi ci sono state le elezioni, a Profumo è succeduta Carrozza, e poi Giannini.
Nel frattempo molti idonei si sono spesi per la nostra causa e, con determinazione e consapevolezza, appellandosi a leggi esistenti hanno mostrato come, relativamente agli articoli 399 e 400 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione del 1994 (che prevedono da una parte il reclutamento del personale docente per il 50% attraverso concorsi per titoli ed esami e per il restante 50% tramite graduatorie permanenti e, dall’altra, la validità di una graduatoria fino all’entrata in vigore di una nuova, relativa al concorso successivo che la sostituisce – e se non bastasse c’è anche il DL 101/2013 che stabilisce la durata almeno triennale delle graduatorie -) ci fossero tutte le carte per un ricorso dall’esito scontato, per evitare il quale la stessa Ministra Giannini firmò un decreto (di seguito il link http://www.istruzione.it/allegati/2014/ddg24settembre2012_n82.pdf) che sanciva lo scorrimento delle graduatorie di merito (GM), in parallelo a quelle a esaurimento (GAE).
Così, l’anno passato, in diverse regioni, dopo l’assunzione di tutti i vincitori nelle diverse classi di concorso, oltre ai docenti in testa alle GAE, sono entrati in ruolo anche molti idonei.
Gli idonei, per legge, sono stati ammessi al piano di assunzioni annuale ordinario per l’anno scolastico 2014-15. Poi, come è la prassi per ogni governo italiano, anche quello Renzi ha programmato la sua riforma della scuola, anzi, ne ha fatto la propria bandiera. Sono così arrivati prima i proclami e poi il testo de “La Buona Scuola”. Gli idonei, come da decreto equiparati ai vincitori del concorso 2012, sono stati indicati come destinatari del piano straordinario di assunzioni per il 2015-16, accanto a quelli estremamente più numerosi delle GAE. C’è anche da dire che molti degli idonei sono contemporaneamente presenti in GAE, e il numero dei soli idonei è di appena 6mila.
Poi, dopo varie indiscrezioni trapelate anche sui social network, in cui emergeva che per volontà dello stesso primo ministro gli idonei erano stati esclusi dal piano straordinario di assunzioni, è arrivata la conferma dalla bozza del DDL che all’articolo 8 indica come destinatari di contratto a tempo indeterminato i soli vincitori del concorso 2012 e tutti i docenti delle GAE. Come se un vincitore di concorso potesse logicamente rientrare in un piano di assunzioni straordinario e la sua assunzione non fosse assolutamente ovvia e ordinaria. E poi c’è stata la battuta dello stesso Renzi: “Gli idonei non sono vincitori, altrimenti si chiamerebbero vincitori. Ci dispiace, ma loro dovranno fare il concorso” come se avesse dimenticato il decreto che ha riconosciuto la graduatoria di merito, di fatto abbattendo la differenza tra vincitori e idonei, emanato un anno fa da un suo stesso ministro, e come se un concorso non lo avessimo già fatto e superato.
Ora, capisco la situazione dei docenti in GAE e gioisco per il fatto che vengano assunti tutti, se così sarà. Ne conosco molti e so quanto sia stato, e sia faticoso per loro lavorare da una parte all’altra e arrabattarsi per qualche punto in più in graduatoria tra un corso di specializzazione e l’altro, spesso a pagamento. Purtroppo però molti di loro sono tra i nostri principali detrattori e delegittimano la nostra graduatoria ritenendosi più preparati sulla base di una maggiore esperienza lavorativa, quella che in genere si chiama “gavetta”. Ma è pur vero che quel concorso hanno avuto la possibilità di sostenerlo e superarlo anche loro, come hanno fatto alcuni dei loro colleghi. E in forza del merito che il superamento di quel concorso ci attribuisce e delle leggi che lo riconoscono e tutelano, non voglio assolutamente dire che qualcuno di loro debba essere escluso dall’assunzione, ma che non possiamo, non dobbiamo esserlo neanche noi.
Un altro concorso, come dice Renzi, in teoria potremmo farlo, ma non dovrebbe riguardarci perché la “sanatoria” per le GAE non può non includerci, come ci spetta di diritto, e, se viene rispettato il criterio del 50%, noi ci rientriamo tranquillamente tutti, sin da subito, prima che il nuovo concorso venga bandito e che ci siano nuove graduatorie pronte a far decadere la nostra che, invece, la bozza del Disegno di Legge farebbe forzatamente perdere di efficacia già da settembre 2015.
Non chiediamo nessun favore, nessuna concessione, solo il rispetto dei nostri diritti. Purtroppo, sulla scuola si legifera tanto e, nel settore dell’istruzione, il più importante, quello che si occupa davvero del futuro di un Paese non c’è sempre lungimiranza, ma non possiamo arrenderci di fronte a questa miopia, anzi, all’improvvisa invisibilità che ci investe.
La nostra graduatoria non può essere cancellata in deroga a un decreto che la legittima al pari della GAE, non perché alcuni di noi sono anche nelle GAE, non perché siamo pochi e deboli, e non con il contentino di un concorso di cui poco si sa e che rischia di creare nuove situazioni paradossali come la nostra. Sicuramente se il Disegno di Legge dovesse rimanere così com’è saremmo obbligati a intraprendere vie legali, ma, adesso, è ancora una bozza e il Parlamento può modificarlo.
Le cose da migliorare o cambiare nel DDL sono molte, ma la cancellazione della nostra graduatoria, non è certamente un elemento secondario o da sottovalutare. Come cittadina che si sente lesa nei suoi diritti, chiedo pertanto che il Parlamento intervenga a nostro favore non per buon senso o solidarietà, ma, semplicemente, per ristabilire la giustizia.