Ogni giorno esce qualche più o meno credibile anticipazione sulla imminente riforma della Rai preannunciata dal governo Renzi. Su queste anticipazioni si scatenano reazioni di ogni tipo, comprese le nostre. La sensazione, tuttavia, è che Renzi, molto abilmente,stia saggiando le risposte della politica, a partire da quelle di casa sua.
La partita Rai, infatti, sarà lunga e difficile ed, inevitabilmente, si intreccerà alle discussioni e alle polemiche già in atto sulle riforme istituzionali e sulla legge elettorale.
Per questo, prima di pronunciare giudizi definitivi, sarà il caso di attendere la proposta formale del governo.
Sino ad oggi si è compreso che il governo vuole fare presto e sbaraccare la legge Gasparri,e non saremo certo noi a negare questa urgenza. Allo stesso modo ci appare quanto mai opportuna la riduzione del numero dei consiglieri di amministrazione e la radicale trasformazione della commissione di Vigilanza, anche se forse sarebbe preferibile la sua abolizione, come hanno proposto i 5 Stelle.
Non sarebbe invece condivisibile la eventuale scelta di assegnare al Governo la decisione sull’amministratore delegato e di consegnare in esclusiva al Parlamento l’indicazione del consiglio di amministrazione. In questo modo la Rai sarebbe nuovamente posta sotto il controllo della politica ed in particolare del Governo di turno; questo percorso, peraltro, non sarebbe in linea con le ripetute promesse di voler finalmente liberare la Rai dal controllo diretto dei partiti, come hanno scritto su questo sito, tra gli altri Vittorio Emiliani e Vincenzo Vita, due autorevoli conoscitori della materia.
Perché non pensare ad un pluralità di fonti di nomina del Consiglio, come peraltro era previsto da una proposta definita da Paolo Gentiloni, quando era ministro delle Comunicazioni?
Perché non delegare al consiglio medesimo o al comitato editoriale, come previsto nella proposta di Sel e firmata da alcuni parlamentari del Pd, l’indicazione dell’amministratore delegato, sottoponendo i candidati ad un confronto pubblico e trasparente?
Qualunque sarà il metodo di nomina sarà il caso di definire una carta delle competenze e delle incompatibilità per individuare i requisiti essenziali e recidere non solo i cordoni ombelicali con la politica, ma anche quelli con i partiti del conflitto di interesse e dei cosiddetti “Signori degli appalti” che oggi esercitano influenze tanto oscure, quanto determinanti.
Non sarebbe infine disdicevole, per usare un eufemismo,se finalmente si volessero approvare nuove norme su antitrust e conflitto di interesse.
Nelle scorse settimane il presidente Renzi e non solo Lui, hanno più volte richiamato la necessità di ridare alla Rai una missione editoriale e culturale capace di ridare forza e vigore a quella che è stata ed è una delle più grandi aziende italiane; come dissentire da questo obiettivo?
Proprio per questo occorre che la discussione sia profonda e capace di non restare legata ai soli modellini di tecnica legislativa, industriale e finanziaria.
Sino ad oggi il dibattito sui fini del servizio pubblico, sui modelli editoriali, sul pluralismo dell’offerta, eccezion fatta per le elaborazioni dell’Usigrai (che bene ha fatto ad indire una consultazione collettiva tra i giornalisti Rai), di Articolo 21, di Move on, di poche altre associazioni, è restato al palo, anzi non è mai partito.
Per queste ragioni, come Articolo 21, non ci faremo sponsor di questa o di quella proposta, ma presenteremo al governo e alle forze politiche il manifesto predisposto dal professor Roberto Zaccaria e approvato dalla nostra assemblea nazionale.
Un grazie infine a Renato Parascandolo e a quanti hanno voluto e sostenuto il concorso “Una nuova Carta di identitá per la Rai” al quale hanno formalmente aderito centinaia di scuole e migliaia di studenti.
Questo patrimonio di idee (che sarà valutato da una giuria presieduta da Sergio Zavoli), sarà messo a disposizione di chi vorrà ascoltare ed in primo luogo del Presidente Mattarella che, da sempre, ha manifestato una particolare sensibilità ed attenzione nei confronti dei valori racchiusi nell’articolo21 della Costituzione.