Con 753 persone messe a morte, nel 2014 in Iran si è registrato il numero più elevato di esecuzioni degli ultimi 15 anni. E’ quanto emerso dal rapporto sulla pena di morte, presentato oggi a Oslo dall’organizzazione internazionale Iran Human Rights (IHR) in collaborazione con Ensemble Contre la Peine de Mort (ECPM).
367 esecuzioni sono avvenute per condanne relative al traffico di droga, 240 per omicidi. 53 impiccagioni sono state eseguite in piazza, spesso sotto gli occhi di un pubblico minorenne. Nelle mani del boia anche 26 donne e 14 minori.
La settima relazione annuale di Iran Human Rights esamina anche le modalità di esecuzione della pena di morte, le accuse e gli articoli del diritto penale che sono stati utilizzati per emettere le condanne a morte. I dati raccolti da IHR evidenziano un incremento delle esecuzioni nei diciotto mesi successivi all’elezione del presidente Hassan Rouhani, mesi in cui sono riprese le relazioni diplomatiche tra la Repubblica Islamica dell’Iran e l’Occidente.
“Sebbene le relazioni tra la comunità internazionale e la Repubblica Islamica dell’Iran siano notevolmente migliorate, la situazione della pena di morte è peggiorata in modo significativo durante la presidenza di Hassan Rouhani. Questa tendenza non può continuare. Le restrizioni sull’uso della pena di morte devono essere in cima all’agenda nel dialogo tra la comunità internazionale e l’Iran. E ‘il momento di dimostrare che anche i diritti umani devono trarre beneficio da questi confronti” – così commenta Mahmood Amiry-Moghaddam, direttore e portavoce di IHR.
“E’ paradossale che siano aumentate le esecuzioni a fronte di una notevole distensione dei rapporti tra l’Occidente e l’Iran”, ha affermato Cristina Annunziata, presidente di Iran Human Rights Italia Onlus, commentando i dati emersi dal rapporto annuale. “Il dibattito sui diritti umani in Iran deve essere posto al centro di ogni trattativa con la Repubblica Islamica dell’Iran. Solo in questo modo sarà possibile promuovere una cultura rispettosa dei diritti umani e affermare la democrazia nel paese”, conclude Annunziata.