Apprendiamo da fonti d’informazione internazionali, che nei giorni scorsi, il Segretario Generale, Ban Ki-moon, tramite un rapporto ha denunciato, che durante il 2014, alcuni caschi blu preposti alla tutela delle persone avrebbero commesso circa 80 abusi sessuali, principalmente in missioni di pace in Africa. Secondo la nota, questi dati dimostrerebbero l’abuso di forze di pace in pieno esercizio della loro funzione nelle zone di conflitto. Un rapporto di condanna deciso, dunque, che metterebbe in evidenza più di sei casi di abusi sessuali su dieci delle operazioni di mantenimento della pace e che riguarderebbe specificatamente le zone geografiche della Repubblica democratica del Congo (RDC), del Sudan meridionale e di Haiti. Ricordiamo che questi tre paesi sono in crisi da diversi anni, e quindi le persone sono più vulnerabili.
Le denunce in questione riguardano le forme più scioccanti di sfruttamento e abusi sessuali tanto che più di un quarto sarebbero gli abusi di minori, commessi da parte di peacekeepers, impiegati civili, militari o di polizia tutti operatori che lavorerebbero sotto l’egida delle Nazioni Unite. In questo contesto, l’ONU, per trovare una soluzione a questa deplorevole situazione adotterà il rafforzamento la politica della “tolleranza zero” e a tal proposito sarà istituito un meccanismo efficace nella registrazioni dei reclami, la creazione di un fondo speciale per le vittime con la missione di fornire sostegno ai bambini e alle donne vittime di sfruttamento sessuale.
Inoltre, sono allo studio altre misure come l’adozione di una convenzione internazionale sulla responsabilità penale dei funzionari delle Nazioni Unite che si sarebbero resi colpevoli di crimini nel contesto delle operazioni di pace. Con questa presa di posizione, l’Onu vuole assicurare che tutte le accuse riportate nella presente relazione sono soggetti ad un esame approfondito e veloce. Tuttavia, resta un po’ di scetticismo visto che diverse indagini sono state abbandonate per mancanza di prove.