Berlusconi day. Ieri, a tarda sera, il Caimano s’è liberato dell’incubo Ruby, “Ancora assolto”, scrive il Corriere; “Ruby, assoluzione”, la Stampa; “La Cassazione salva Berlusconi”, Repubblica. Di mattina, con una mozione degli effetti, era riuscito a convincere Foirza Italia a votare contro la riforma del Senato, dopo avergliela fatta approvare in prima lettura e aver dopo regalato a Renzi la legge elettorale che più gli conviene. Sull’assoluzione, poco da dire: la prostituzione ad Arcore è provata ma non la consapevolezza di Berlusconi che la ragazza fosse minorenne. Quanto alla concussione -quella telefonata perchè la polizia non la mandasse ai servizi sociali- non sussiste, perchè il Parlamento ha cambiato la legge. Prosit. E ora? O il Caimano deciderà di regalarsi l’ultimo giro: ritorno in campo, guerra alla severino, guai per Fitto, tentativo di far crescere la tensione con Renzi per poi contrattare un nuovo Nazareno. Oppure farà lievitare il prezzo dei suoi averi per vendere tutto come meglio potrà: addio televisioni e addio politica. Quién sabe?
Il Fatto Quotidiano: “Ecco i 357 che distruggono la Costituzione”. E fra costoro Bersani che vuole che si cambi almeno la legge elettorale, altrimenti non dirà più sì alle riforme di Renzi. Cuperlo, che vuole modifiche pure alla legge di riforma costituzionale, da inserirsi non è ben chiaro quando nè come. Rosy Bindi, alla quale attribuiscono la frase “Soffro troppo, spero che Matteo cambi”.
Che dire? Ricordo bene la solitudine in Senato, quest’estate quando la riforma Boschi Finocchiaro fu votata in Senato con soli 183 voti a favore, nonostante l’appoggio spavaldo del “Nazareno” Berlusconi. Ricordo l’ostruzionismo di Sel (per ragioni “di bandiera”, cioè per reagire alla scissione di Migliore & C) e che ci danneggiò nella battaglia. Ricordo il silenzio di tutti i deputati e dirigenti del Pd: suvvia, questi senatori (in cerca di visibilità, che perdono tempo per non perdere la poltrona) non esagerino. Ricordo il sollievo generale, quando in 14 (che ci eravamo autosospesi dal Pd) rientrammo (sconfitti) nei ranghi. A cuccia, entrano in campo i professionisti. Si è visto che cosa abbiano saputo fare. Epperò bisogna essere generosi e guardare al futuro. Cos’ il Senato non serve: abroghiamolo. Chiediamo ai migliori costituzionalisti un progetto di riforma che corregga l’elezione diretta del premier mettendo in salvo le istituzioni di garanzia, Presidente della Repubblica e Consulta. Lanciamo un appello alla destra -sì alla destra- per introdurre la possibilità di coalizzarsi tra primo e secondo turno. Infine, chiediamo pure che i depitati vengano eletti dai cittadini, o con la preferenza o in collegi uninominali.
Ieri ho visto all’opera Matteo Renzi, di sera e fino a notte, per discutere di scuola e Rai con i gruppi Pd. Controlla il campo, sa essere paziente, non sconfessa in modo esplicito i suoi “fedeli” nemmeno quando, come sulla scuola, lo hanno fatto quasi sbattere contro un muro. Portate a casa le riforme indecenti (jobs act e Italicum) il è disposto a concedere spazio al Pd e al Parlamento. Ammesso che il Pd e il Parlamento abbiano da dire. Niente da fare è un politico, a differenza degli altri. E se la bonaccia dura, continuerà a vincere. Durerà? A gennaio, male l’indice della produzione industriale. Ma Financial Times titola “Quantitative easing e attesa del rialzo dei tassi americani spingono l’euro verso il cambio più basso da 12 anni”. Il Sole24ore: “Euro, parità sul dollaro vicina”. Arriverò una ripresa ribusta? Ne dubito.
Salvini ìha deciso: Tosi è fuori. Ovvio, ormai c’è spazio per un solo leader per ciascun movimento o partito. Salvini, contro Tosi, contro Meloni, contro Renzi, contro (inchallah) Landini. Sarè così la nuova democrazia. All’italiana.
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