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La Rai “bene comune” è un’idea rivoluzionaria

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Quella che Vincenzo Vita definisce “dialettica in corso” è in realtà un conflitto tra due visioni incompatibili, quella del servizio pubblico e quella del servizio privato (degli investitori pubblicitari come degli apparati di partito), che ha sempre visto la seconda sostanzialmente vincente. Ciò che verrebbe confermato anche giuridicamente se la proposta di legge finale contemplasse il ridimensionamento attraverso la vendita di Raiway e /o  di uno o due canali televisivi, peggio ancora se al ridimensionamento si accompagnasse il controllo della governance da parte del governo. Ecco perché la RAI bene comune, decisamente alternativa sia alla RAI governativa che precedette la riforma del 1975 sia a quella lottizzata che l’ha seguita fino ad oggi, è davvero un’idea “rivoluzionaria”. Per il governo Renzi come per i 5 stelle la prima vera occasione di “cambiare l’Italia”


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