“La cultura e la bellezza ci permettono di conoscere l’altro”, frase pronunciata dal sindaco Enzo Bianco alla conferenza che ha preceduto l’inaugurazione della mostra “Viaggio all’interno delle moschee di Catania e d’Europa”. La conferenza è stata l’occasione per ribadire questo concetto, seppur con parole diverse espresse dalle varie autorità e da tutti gli ospiti presenti.
Affermazione esatta in quanto l’arte è il medium con il quale l’uomo da sempre esprime i più alti valori e i sentimenti più nobili, quando questa non viene sottomessa o strumentalizzata dai vari poteri. La bellezza e la cultura, che in questa occasione si sono manifestate attraverso il mezzo fotografico, raccontano in un primo momento le architetture delle moschee esistenti in tutta Europa e in un secondo ciò che si svolge al loro interno. Tutto questo è stato fortemente voluto e desiderato dalla comunità islamica catanese che, in un periodo così delicato politicamente e culturalmente, ha sentito l’esigenza di raccontarsi ed aprirsi ancora di più verso la città.
Sappiamo bene come la Sicilia per la sua posizione geografica rappresenti l’ombelico del Mediterraneo, che da secoli è crocevia di scambi e crogiuolo di culture. Questa terra vive un mutevole dinamismo che da sempre la rende unica nella sua più intrinseca qualità: accogliere e conoscere. Ed è proprio questo che fanno quotidianamente le associazioni di volontariato insieme alle comunità cattoliche ed islamiche.
Come mai le istituzioni oggi non riescono ad assolvere a tale compito? In fondo è questa la domanda che ci poniamo quando pensiamo ai tanti immigrati che vengono portati all’interno di strutture come il CARA di Mineo, luogo che dovrebbe svolgere solo funzione di accoglienza temporanea in attesa di un inserimento più idoneo. Come mai tra gli ospiti presenti non è stata spesa una sola parola riguardo a tutto ciò? Paradossalmente risulta più semplice parlare di bellezza e cultura, anziché portare un programma concreto di ciò che la Sicilia e l’Italia dovrebbe fare per sostenere le strutture di accoglienza e, nello specifico, il CARA di Mineo.
Come Collettivo Scatto Sociale, nel nostro comunicato, abbiamo lanciato un messaggio su ciò che da tempo è desiderio di molti, la creazione di un ponte umanitario, che eviterebbe tanta illegalità e non darebbe spazio alla criminalità di prendere il sopravvento. Ci attendevamo un’apertura, un messaggio, una vera presa di coscienza, ma assolvere alla vera missione solidale e democratica, risulta sempre più difficile.
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