Mentre l’atmosfera del primo governo Renzi diventa più pesante di fronte allo scandalo toscano sulle grandi o pere ferroviarie e stradali che coinvolge il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi, uomo importante del Nuovo Centro Destra di Angiolino Alfano, e viene fuori quasi contemporaneamente la vicenda dell’industriale Antonio Gozzi, 61 anni di Chiavari, patron della società di calcio Entella che milita nel campionato di serie B di calcio e presidente della Fede razione dell’Acciaio, professore universitario che è stato arrestato con l’accusa di aver pagato tangenti insieme a un collaboratore, Massimo Croci, appena atterrato all’aeroporto di Bruxelles nell’ambito di una inchiesta internazionale per corruzione. Secondo l’accusa avrebbe corrotto degli ufficiali nella Repubblica democratica del Congo per ottenere alcuni appalti in quel paese.
Due brutte storie che colpiscono un governo delle larghe intese che ha qualche difficoltà-al di là dei facili slogan cui si abbandona il capo del governo-di affrontare la questione morale che stava tanto a cuore in tempi ormai lontani ad Enrico Berlinguer e sta a cuore a tanti cittadini, in vario modo, respinti dal dedicare uno sguardo più attento alla politica nazionale. Ma il guaio, per Matteo Renzi e per i suoi più assidui sostenitori, è che l’una e l’altra storia esplodono, per così dire, sulla scena nazionale e internazionale proprio la Terza Commissione del Consiglio Nazionale della Magistratura propone al sostituto procuratore di Palermo Nino Di Matteo più volto sottoposto a minacce di Cosa Nostra (e il Plenum del Consiglio dovrebbe decidere oggi) che è il rappresentante dell’accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia e domani il CSM dovrebbe assegnare domani i tre posti disponibili alla Direzione Nazionale Antimafia per uno dei quali è candidato anche il magistrato palermitano.
Nello stesso tempo, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Rodolfo Sabelli di fronte all’atteggiamento duro e imbarazzato per le implicazioni dei rapporti con il Nuovo Centro-Destra di Alfano e di Lupi del presidente del Consiglio e all’accumularsi degli scandali di tangenti che ricordano quello che era successo in Italia vent’anni fa e che hanno spinto anche il cardinale Bagnasco ad affermare in un discorso che “il malaffare sta diventando regime” è intervenuto ieri in una trasmissione della Rai a Unomattina dichiarando : “Uno stato che funzioni dovrebbe prendere a schiaffi i corrotti e accarezzare chi esercita il controllo di legalità. Ma dal governo “i magistrati sono stati virtualmente schiaffeggiati e i corrotti accarezzati.” provocando una risposta durissima del capo del governo che ha definito l’intervento di Sabelli “triste, falso, ingiusto”.
In realtà, il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati si è riferito a una serie di interventi legislativi che avrebbero favorito i corrotti a cominciare dalla fine degli anni Novanta per arrivare nel 2002- con Berlusconi al governo- alla “depenalizzazione del falso in bilancio” e nel 2005 alla riduzione della “prescrizione”. I rapporti, insomma, tra governo e magistrati si sono di nuovo inaspriti e di sicuro per chi conosce da molti anni il problema per studi ed esperienze politiche la cosa deriva dal fatto fondamentale che i provvedimenti approvati nell’ultimo ventennio populistico della repubblica (dal quale – ed è chiaro a tutti – che non siamo ancora usciti, come hanno scritto più volte, oltre a chi scrive, costituzionalisti come Pace, Azzariti ed Ainis tra gli altri) non hanno invertito come era necessario la politica praticata rispetto al conflitto di interessi, al falso in bilancio ,alla riduzione della prescrizione. E se Renzi ha più volte annunciato che su questi problemi il governo attuale interverrà nel senso indicato dai principi costituzionali che sono molto chiari in proposito noi aspettiamo con speranza ma è innegabile che le leggi non ci sono ancora e di questo dobbiamo- per ora- prendere atto, con amarezza.