All’Assemblea Nazionale, l’organo legislativo francese, è in corso il voto sulla nuova legge sul fine vita presentata dai deputati Alain Claeys (socialista) e Jean Leonetti (UMP, il partito di Sarkozy), che dovrebbe sostituire, se approvata, la legge del 2005. Si tratta di una legge tenacemente voluta dallo stesso presidente della Repubblica Francois Hollande, che ha auspicato “uno spirito unitario” dei parlamentari. Per Hollande si potrebbe trattare della seconda legge “civile” del suo quinquennato, dopo l’approvazione del cosiddetto “matrimonio per tutti”.
La proposta di legge non autorizza l’eutanasia, né il suicidio assistito, ma instaura il diritto a una sedazione “profonda e continua” fino al decesso per gli ammalati in fase terminale e introduce le norme sulle direttive anticipate vincolanti. In Assemblea, tuttavia, e malgrado le raccomandazioni di Hollande allo spirito unitario, non si è affatto trovata un’intesa comune, perché molti deputati hanno fatto emergere la loro volontà di “spingersi più lontano”, di avere più coraggio, consentendo forme di eutanasia e di suicidio assistito. Infatti, sono stati bocciati per 89 voti contro 70, i tre emendamenti presentati da alcuni deputati socialisti che proponevano appunto la legalizzazione dell’eutanasia e del suicidio assistito. Un emendamento respinto recitava: “chiunque, maggiorenne e in grado d’intendere, in fase avanzata o terminale di una malattia incurabile, che provochi un dolore fisico o una sofferenza psichica insostenibile, può chiedere di beneficiare di un’assistenza medica attiva a morire”. I 70 voti a favore dimostrano che sul tema esiste un dibattito apertissimo e affatto unitario. Non a caso, i socialisti della Nuova Gauche, i Verdi e i radicali di sinistra hanno annunciato battaglia sul complesso del testo legislativo. Vediamone in dettaglio alcuni dei punti sostanziali, che potrebbero essere utili anche per aprire finalmente in Italia il dibattito parlamentare, decisamente assente, e affatto sensibile al tema.
La sedazione “profonda e continua” può provocare la morte?
È la questione più dibattuta nell’opinione pubblica e tra i parlamentari francesi. “C’è una differenza fondamentale tra la sedazione profonda e continua fino al decesso e l’eutanasia”, commenta il professor Regis Aubry, capo del servizio di cure palliative e presidente dell’Osservatorio nazionale del fine vita. “Nel contesto attuale, convalidato dall’Alta Autorità sanitaria nel 2010, la sedazione profonda e continua induce un’alterazione della vigilanza e della coscienza al fine di contenere le sofferenze”, afferma il professor Aubry, “consentendo al medico di continuare a valutare lo stato del suo paziente. Ma ciò non accelera la sopravvenienza del decesso”. Il cattivo uso del Midazolam, principale prodotto utilizzato nella sedazione, potrebbe portare alla morte, ma non è un farmaco classico dell’eutanasia, dicono i medici.
L’arresto della nutrizione e della idratazione artificiali è fonte di sofferenze e accelera il decesso?
La proposta di legge francese prevede che la sedazione debba obbligatoriamente associarsi all’arresto di ogni trattamento che mantenga in vita artificialmente: dai farmaci terapeutici (antibiotici, anticoagulanti, ecc.), alle tecniche invasive di rianimazione, ma anche nutrizione e idratazione artificiali. La questione di queste ultime è particolarmente sensibile. “Se la sedazione profonda dura cinque giorni”, afferma un deputato socialista favorevole all’eutanasia, “la disidratazione si vede subito, sul viso. E ci sono parenti che restano scioccati da questa immagine. Si tratta di giorni abominevoli”, dunque, meglio legalizzare l’eutanasia. Il professor Aubry precisa: “i pazienti non muoiono di fame, né di sete, come pensano alcuni, ma entrano in una fase di disidratazione e di denutrizione. Nessuno studio scientifico può dirci quale sia il grado di sofferenza indotta”. Le obiezioni dei medici e dei deputati pro-eutanasia non sembrano tuttavia aver convinto il primo firmatario della legge, Leonetti, che si chiede: “dopo l’anestesia generale, qualcuno per caso ricorda di aver avuto fame o sete?”.
E l’obiezione di coscienza?
Come nel caso della interruzione volontaria della gravidanza, la legge deve autorizzare in modo specifico i medici che non vogliano praticare la sedazione “profonda e continua” fino alla morte? Il deputato socialista Sebaoun, favorevole al suicidio medicalmente assistito, ha elaborato un emendamento (bocciato anch’esso) che nega l’obiezione di coscienza. Lo ha fatto anche in virtù di una netta presa di posizione dell’ordine dei medici francese, che commenta: “grazie all’equilibrio del testo, l’obiezione di coscienza specifica non è necessaria. Al di là dei casi di urgenza, il codice deontologico medico e il codice di salute pubblica prevedono già che un medico abbia il diritto di rifiutare le cure per ragioni professionali o personali”. Insomma, sembra di vedere che sul tema dell’obiezione di coscienza, anche in Francia si sia scatenato un furioso dibattito tra lobby dei medici e deputati favorevoli all’eutanasia e al suicidio assistito.
Le direttive anticipate sono davvero vincolanti?
Se un paziente non fosse più in grado di esprimere la sua volontà, le direttive anticipate – sulle questioni relative alla sua fine vita – sono, in Francia, solo “tenute in considerazione” dai medici, ma non vincolano alcuno. Se invece fosse adottata la nuova proposta di legge, le direttive sarebbero imposte “per qualunque decisione, d’indagine, d’intervento o di trattamento”, a meno che vi fosse “l’urgenza vitale per il tempo necessario a una valutazione completa della situazione”, o se “le direttive anticipate fossero manifestamente inappropriate”. Per piegarsi all’obbligo del rispetto delle direttive anticipate, dice la nuova legge, il medico dovrà consultare il collegio sanitario dell’ospedale. La formulazione della nuova legge non è sembrata chiarissima a molti giuristi, che prevedono moltissimi contenziosi giudiziari, soprattutto per la decisione relativa alla formulazione “manifestamente inappropriate”. Chi lo decide? E come?
Insomma, la nuova legge voluta da Hollande, e redatta da un deputato socialista e da uno centrista, ha di certo aperto un enorme dibattito, in Francia, sulle regole del fine vita, ma non ha trovato quella unanimità auspicata dal presidente.
Pino Salerno
Da jobsnews.it