Parte da Milano l’appello alla mobilitazione, anche in ambito europeo, contro la proposta di legge bavaglio attualmente in discussione in Parlamento. Fnsi, Associazione lombarda dei giornalisti e Ordine dei giornalisti della Lombardia, Articolo 21, insieme con la Federazione europea dei giornalisti, chiamano a raccolta la categoria e l’opinione pubblica. La proposta di legge con cui il Parlamento italiano vorrebbe cancellare il carcere per i giornalisti contiene in realtà norme inaccettabili che – se approvate – farebbero scivolare ancora più in basso l’Italia nella classifica mondiale della libertà di stampa.
Il recente declassamento del nostro Paese, sancito dal Rapporto annuale di Reporter senza frontiere – è stato detto nel corso dall’iniziativa milanese – è anche il risultato di criticità mai affrontate dalla politica. A cominciare dalla mai risolta questione dei conflitti di interessi per finire all’assenza di norme antitrust. Preoccupa, inoltre, il silenzio del legislatore sul fenomeno delle cosiddette querele temerarie, che rappresentano una forma di intimidazione sempre più diffusa perché – di fatto – a buon mercato. Chi decide di chiedere un risarcimento milionario a un giornalista o a un editore, pur in assenza di fondate ragioni giuridiche, di fatto non rischia nulla, se non la condanna alle spese giudiziarie. Sarebbe invece necessario – come più volte sottolineato dalle istituzioni europee – che in tutti i casi in cui l’azione giudiziaria si dimostrasse temeraria, l’attore fosse condannato ad una sanzione pecuniaria proporzionata all’entità del risarcimento richiesto.
Di qui, l’appello – proposto da Giuseppe Giulietti, portavoce di Articolo 21, e immediatamente accolto dalla Fnsi – di far partire proprio da Milano una mobilitazione contro la legge bavaglio. Fnsi, Articolo 21, Associazione lombarda dei giornalisti, Ordine dei giornalisti della Lombardia e Efj sono pronti scendere in piazza per fermare la proposta di legge bavaglio e sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi che il dovere dei giornalisti di informare e il diritto dei cittadini ad essere informati corrono nel nostro Paese. È poi necessario che il caso italiano diventi il punto di partenza di un’iniziativa da promuovere a livello europeo per far si che il Parlamento di Strasburgo emani una nuova direttiva sulla libertà di espressione.