Il recente taglio di oltre due miliardi (2.352 milioni di euro per la precisione) deciso dal Governo, in accordo con la Conferenza delle Regioni, rappresenta l’ennesimo attentato all’art. 32 della Carta Costituzionale.
I miliardi sottratti al comparto sanitario, superano, perciò, i 5 miliardi se si considera che il “salasso” (proprio per restare in campo medico) fu iniziato dal Governo Monti e seguito a ruota dall’esecutivo attuale, passando per la breve parentesi lettiana. In realtà ci aveva pensato già prima Giulio Tremonti, ministro di Berlusconi ad attivare la mannaia sulla sanità (oltre 20 miliardi di euro!), ma tutto ciò fa parte del passato. Si registra, di fatto, un accanimento vergognoso dei vari esecutivi succedutisi, sul comparto sanità, senza che siano stati preliminarmente eliminati gli sprechi. Nessuno pensa di riformare le voci di spesa e di rivedere urgentemente le modifiche del Titolo V della Costituzione che conferiscono troppa autonomia alle regioni. I tagli lineari, invece, colpiscono maggiormente le (poche) regioni virtuose che hanno finora garantito un’adeguata assistenza sanitaria raschiando il fondo del barile e senza creare disavanzo. La decurtazione dei fondi destinati alla sanità determinerà, ancora una volta, un inevitabile taglio dei servizi, una riduzione dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) in tutte le regioni d’Italia, peggiorando le condizioni dei nostri malati, specie di quelli cronici, che aumentano di giorno in giorno, a causa dell’aumento delle prospettive di vita e quindi, dell’età media della popolazione.
I risultati saranno a breve sotto gli occhi di tutti: nuovi ticket sanitari, riduzione dell’assistenza, code più lunghe e addio alla messa in sicurezza dei nostri ospedali, la cui età media ha superato i 65 anni. Addio all’edilizia ospedaliera, addio alle campagne di prevenzione (tanto è una cosa che non si vede, perché i risultati disastrosi si avranno in futuro…..), addio all’attivazione delle nuove voci dei LEA, tra cui il trattamento delle oltre 110 malattie rare. Addio alla peridurale da parto tanto in voga in questo momento, allo screenig neonatale per la sordità, all’eterologa, al tanto sbandierato trattamento della ludopatia, alle “nuove” vaccinazioni (varicella, meningococco, pneumococco, papillomavirus).
I nuovi inserimenti, così pubblicizzati dalla Lorenzin, sarebbero costati poco più di 2 miliardi di euro, anche se il Ministero calcolò un costo “netto” reale di 400 milioni di euro per lo Stato, il quale, per tutta risposta, anziché finanziarli, ha decurtato ulteriormente il fondo nazionale.
Un bluff, insomma, un’opera di propaganda mediatica sulla pelle dei cittadini che non potranno più curarsi adeguatamente o dovranno ricorrere alla sanità privata. Per chi ne avrà la possibilità. Eppure il “patto della salute” prevedeva un aumento del fondo sanitario nazionale per il 2015 proprio di 2 miliardi! Una beffa, una ulteriore presa in giro difficile da sopportare, in un Paese, in cui ancora una protesi valvolare o d’anca, ma anche una semplice siringa può costare in una regione il 1000% in più che in un’altra, in cui la corruzione non è stata affrontata come si doveva, in cui la Sanità resta un campo da lottizzare e non il mezzo per garantire l’art. 32 della Costituzione. (Art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti). E tutto ciò ha veramente poco a che fare con la sinistra…