Cosa chiede, a cosa ha diritto il cittadino? Ad avere una magistratura, dei magistrati che “rendano concretamente, in tempi rapidi, il fondamentale diritto costituzionale alla giustizia, ossia il riconoscimento dei propri diritti”. E’ uno dei passaggi chiave dell’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’incontro con i magistrati ordinari in tirocinio del 9 marzo scorso; ed è già la seconda volta che il presidente batte su questo tasto. Lo aveva già fatto il 24 febbraio, all’inaugurazione dei corsi della scuola superiore della magistratura per il 2015.
Interventi che sono in perfetta linea di continuità con quelli del presidente emerito Giorgio Napolitano, quando ha denunciato la vergogna dell’irragionevole, e non tollerabile durata dei processi. Parlamento e forze politiche continuano a fare orecchie da mercante. Nel frattempo, la Commissione europea richiama con forza l’Italia sul tema della lentezza dei procedimenti giudiziari. La commissaria per la Giustizia Vera Jourova, commentando il rapporto 2015 sui sistemi giudiziari europei, ricorda che in Italia sono necessari in media 608 giorni per chiudere una causa civile o commerciale.
Siamo terzultimi in Europa, seguita, davanti solo a Cipro e Malta. Vediamola meglio questa classifica stilata dalla Commissione europea nell’ambito del quadro di valutazione annuale sulla qualità, l’efficienza e l’indipendenza della giustizia negli stati membri. A fronte dei 308 giorni registrati in Francia, dei 192 giorni in Germania e dei 135 in Austria, in Italia la durata media dei processi civili e di natura commerciale si attesta, come si è detto, a quota 608 giorni. La situazione è peggiorata, rispetto al 2010: ne bastavano 493; e al 2012, ne servivano 590. Una situazione che, secondo l’Esecutivo comunitario, penalizza la competitività dell’economia italiana.
Per questo, fa sapere la commissaria Jourova, nelle raccomandazioni economiche che Bruxelles presenterà a maggio nel quadro del semestre europeo, ci sarà un forte richiamo a rendere più efficiente la giustizia civile italiana. Questo perché “la velocità dei processi è uno dei fattori chiavi per rendere efficace la giustizia”; un sistema giudiziario con procedure eccessivamente lunghe scoraggia gli investimenti e danneggia lo sviluppo delle imprese. A quando un serio dibattito e confronto su tutto ciò, in Parlamento e nei mezzi di comunicazione, invece dei soliti, trionfalistici e vacui tweet di Renzi e soci?