Rapporto Antigone. Calano gli ingressi in carcere, quasi la metà rispetto a quelli del 2008, ma i posti regolamentari sono ancora al di sotto delle necessità. In calo anche i reati, dagli omicidi alle violazioni della legge sulle droghe
ROMA – Dopo la condanna della Corte europea dei diritti umani, per il sistema penitenziario italiano il 2014 è stato come una boccata d’aria: sono calati gli ingressi in carcere, è diminuito il numero complessivo dei detenuti passato dagli oltre 66,8 mila del 2011 ai circa 53 mila contati nel febbraio 2015.
Tuttavia, di strada da fare ce n’è ancora visto che la capienza regolamentare è ancora superata dalle presenze reali: oggi ci sono 108 detenuti ogni 100 posti letto, con un tasso di affollamento che in realtà è più alto per via di situazioni transitorie come reparti chiusi per lavori di manutenzione. E’ questo il quadro che emerge dal rapporto stilato dall’Osservatorio di Antigone sulle condizioni di detenzione in Italia presentato oggi a Roma.
A calare di tanto sono soprattutto gli ingressi in carcere, che nel 2014 sono stati 50.217, ben lontani dai 92.800 nel 2008 in piena ondata securitaria: in sei anni, quindi, gli ingressi sono diminuiti di 42.683 unità. “Un calo dovuto al cambio della legislazione sugli stranieri – spiega il rapporto – e alle nuove norme in materia di arresto e custodia cautelare”. Tuttavia, spiega il rapporto, “la custodia cautelare non ha nulla a che vedere con la sicurezza ed è ben oltre il dato europeo. Oggi i detenuti in custodia cautelare sono il 34,8 per cento. Una percentuale che è ancora ben al di spora di quella europea la quale si assesta sul 21 per cento. Dunque ben 14 punti in più. Un gap che va recuperato riducendo l’impatto della custodia cautelare che va del tutto residuata”.
Il calo dei reati: meno omicidi e violazioni della legge sulle droghe. Secondo il rapporto, inoltre, la crisi economica non ha prodotto un aumento della criminalità. Nel 2014, infatti, l’indice di delittuosità (reati per numero di abitanti) in Italia è diminuito del 14 per cento. “Segno che in carcere c’erano tante persone (principalmente immigrati e consumatori di droghe) che nulla hanno a che fare con il crimine – spiega il rapporto – e che una volta uscite non hanno commesso nuovi reati”. Sono diminuiti anche gli omicidi (-11,7 per cento), le rapine (-13 per cento) e i furti (-1,5 per cento). Lampante è il confronto mondiale per numero di omicidi, dove l’Italia ricopre il 157esimo posto, “addirittura al di sotto della media Ue – spiega il rapporto. Un indice addirittura più basso di Norvegia, Finlandia, Francia e Gran Bretagna”.