Il giornalista citato in giudizio da due imprenditori e dall’ex sindaco di Rosarno. Gli articoli contestati riguardano la compravendita del cinema del paese nel 2005
di Rossella Ricchiuti
Il giornalista Agostino Pantano è stato citato in giudizio per diffamazione insieme al direttore del quotidiano Il Garantista, Piero Sansonetti, con richiesta di risarcimento danni di 500mila euro. La denuncia è partita dall’ex sindaco di Rosarno, in provincia di Reggio Calabria, Giacomo Francesco Saccomanno e dai fratelli imprenditori Giovanni e Domenico Garruzzo per sei articoli che il cronista ha scritto per Il Garantista lo scorso gennaio sul loro conto. La vicenda riguarda una vicedna del 2005, la compravendita del cinema Argo di Rosarno.
L’atto di citazione è stato notificato a Pantano dall’ufficiale giudiziario lo scorso 12 marzo. I tre chiedono al Tribunale civile di Palmi di stabilire che questi articoli sono diffamatori nei loro confronti e che hanno procurato un danno morale e materiale. La prima udienza è stata fissata il 26 giugno
“Non mi era stata richiesta alcuna rettifica per nessuno dei sei articoli incriminati”, spiega Pantano a Ossigeno. Nelle 29 pagine di citazione recapitate al giornalista si mette in discussione il fatto che Pantano abbia ripreso a dieci anni di distanza una notizia del 2005, quando il comune di Rosarno, all’epoca guidato da Saccomanno, acquistò dagli imprenditori Garruzzo l’ex cinema Argo che allora era una struttura abbandonata per farne un cineteatro. Pantano spiega di avere trovato degli elementi nuovi di informazione.
“Nel 2015 ho scoperto due notizie nuove: la prima è che vi furono due rogiti notarili a distanza di una settimana. Con il primo i Garruzzo compravano da altri privati il cinema e a distanza di una settimana il sindaco lo acquistava dai Garruzzo. La seconda novità che io sostengo negli articoli incriminati è che i sindaci non hanno possibilità di firmare rogiti notarili. Secondo il testo unico degli enti locali sono solo i dirigenti titolati, infatti, a firmare questi rogiti. Al di là di queste due contestazioni, io sostengo che ero legittimato a scrivere dopo dieci anni perché sono in possesso di un rogito notarile sconosciuto in precedenza”, spiega Pantano.
Nell’atto di citazione si fa riferimento all’uso, da parte del giornalista, di “insinuazioni, allusioni, affermazioni non vere tali da indurre il povero lettore a pensare a chissà quale imbroglio”.
“Sono tranquillo perché non ho diffamato nessuno, quello che mi lascia perplesso è che mi chiedono una cifra spropositata, con questa cifra vogliono portare il giornalista ad autocensurarsi”, commenta il cronista. “Il secondo dato è che nell’atto di citazione usano un linguaggio che secondo me non è continente, mi definiscono ‘giornalisticamente killer su commissione’, che ho ‘agito per conto di terzi’ senza dire per chi, che mi sono ‘prestato a un’azione di killeraggio calunnioso’ , che ho ‘operato per interessi diversi’ e ‘che la mia meschineria è macroscopica’”, racconta il giornalista.
Il giornalista sarebbe, quindi, come si legge dalle pagine della citazione, protagonista di “un’azione delegittimante” con “insinuazioni, maldicenze, calunnie, allusioni, illazioni, diffamazioni di inaudita portata che, come da copione della collaudata ‘macchina del fango’, tanto cara a molti ambienti giornalistici deviati e faziosi, avrebbe dovuto, secondo il Pantano, distruggere i soggetti dallo stesso infangati, ma che, però, si è ‘inceppata’ in quanto nessun altra testata ha ripreso tale fango rimanendo questo solo sul giornale il Garantista ove è accolto tale giornalista”.
Pantano sarà processato anche per ricettazione per un’altra vicenda: era stato querelato nel 2010 per una serie di articoli sullo scioglimento del comune di Taurianova scritti per Calabria Ora. Adesso il giornalista rischia fino a 8 anni di reclusione. Nel 2009 Pantano era stato minacciato telefonicamente da un dipendente del Comune di Palmi.
“Sono passato dal ricevere minacce di morte da forze oscure ‘ndranghetistiche a forti pressioni psicologiche dettate da liti temerarie e da richieste risarcitorie spropositate”, conclude Pantano.
Solidarietà al cronista è stata espressa dal segretario del Sindacato giornalisti della Calabria, Carlo Parisi, che in una nota pubblicata sul sito GiornalistiItalia.it ha fatto sapere come urgente “appare, dunque, l’intervento del Parlamento sulla diffamazione a mezzo stampa. Scontata l’esigenza di porre fine all’aberrante ipotesi di punire i giornalisti con il carcere, è indifferibile l’esigenza di stroncare le querele temerarie o, peggio, le minacce di querele, usate come strumento di intimidazione e di censura della libertà di stampa”.
“Fare il giornalista nella Piana di Gioia Tauro, come fanno Agostino Pantano e Michele Albanese (il cronista del Quotidiano del Sud, consigliere nazionale Fnsi, costretto a vivere sotto scorta e spostarsi in auto blindata) – conclude Carlo Parisi – non può e non deve rappresentare una missione proibita. Non avendo alle spalle editori importanti e disposti a sostenerne le spese di giudizio, oltre alla beffa degli stati di crisi (per i quali prendono a singhiozzo stipendi ridotti ai minimi termini), i giornalisti rischiano, infatti, l’autobavaglio preventivo che rappresenta la tomba della libertà di stampa”.
RR