All’unanimità il Senato ha deciso che solo le coppie sposate (da almeno tre anni) potranno adottare figli minori già ottenuti in affidamento, qualora questo si protragga oltre i due anni massimi concessi per legge e si siano pertanto costituiti legami affettivi. In questo modo cade l’attuale divieto all’adottabilità da parte delle famiglie affidatarie. Alle coppie di fatto (etero e omo) e ai single non sarà concesso e dunque per questi, scaduto il termine (oggi è consuetudine che si prolunghi) dovranno “restituire” il minore loro affidato per il quale, ove impossibile il rientro nella sua famiglia, sarà dichiarato adottabile per coppia sposata.
Potremmo definire questo Paese una repubblica fondata sul matrimonio, ma attenzione: non quello inteso nel mondo civile del 21° secolo che da tempo ha istituzionalizzato tutti i rapporti di coppia, bensì il matrimonio istituito a partire dal 4° Concilio Lateranense del 1215 che, salvo qualche arrangiamento avvenuto dal 1975 d.C. a oggi, è rimasto uguale. A questo proposito è appena il caso ricordare la commedia divina sul “divorzio breve” che sta andando ora in onda a palazzo Madama.
Ebbene, fondare la repubblica sul matrimonio (italico) se non altro sarebbe meno ipocrita che sul lavoro (italico).