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Vittorio Bachelet, un assassinio infame

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Chi ha vissuto gli anni ottanta, come a me è accaduto ,in piena attività come professore universitario a Torino e come italiano da sempre interessato alla politica, oltre che alla storia, ricorda il 12 febbraio del 1980(quel giorno ero, tra l’altro, proprio a Roma in un convegno di storia all’Istituto Gramsci in cui era presente Giorgio Amendola)in cui una personalità di alto livello, un giurista di grande acume e, in quel momento, vice-presidente del Consiglio del Consiglio Superiore della Magistratura quale era Vittorio Bachelet venne ucciso sul mezzani no della scalinata che porta alle aule dei professori nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza mentre conversa con la sua giovane assistente Rosy Bindi, con sette proiettili calibro 32 Winchester sparati da Anna Laura Braghetti e Bruno Seghetti del nucleo romano delle Brigate Rosse.  Nato il 20 febbraio 1926, ultimo figlio di Giovanni Bachelet, ufficiale dell’esercito italiano, e di Maria Bosio, si iscrive ancora bambino all’Azione cattolica presso il circolo parrocchiale di S. Antonio di Savena di Bologna dove vive allora con la famiglia.

A Roma successivamente, negli anni della seconda guerra mondiale frequenta assiduamente la Congregazione del cardinale Massimi e all’Università la FUCI dove diventa presto condirettore di Ricerca, il periodico della federazione universitaria cattolica. Si laurea in giurisprudenza il 24 novembre 1947 con una tesi in Diritto del lavoro con i l professor Lionello Levi Sandri. Una volta laureato diventa caporedattore della rivista Civitas ,diretta da Paolo Emilio Taviani, e ottiene diversi incarichi presso il CIR(Comitato interministeriale per la Ricostruzione, l’attuale CIPE) e la Cassa del Mezzogiorno. Il 26 giugno1951 sposa Maria Teresa(Miesi) de Januario. E’ autore di studi importanti sull’amministrazione pubblica come in al tri settori del diritto contemporaneo. Diventa uno dei principali dirigenti dell’Azione Cattolica e nel 1959 è dirigente nazionale, nel 1964 Paolo VI lo no mina Presidente Generale per la prima volta(e verrà con fermato anche per i due mandati successivi; per l’ultimo mandato è eletto dal Consiglio Nazionale secondo lo sta tuto incoraggiato da Paolo VI e approvato nel 1969.

La missione che gli hanno affidato i due Papi è rinnovare l’Azione cattolica per attuare il Concilio, come recita il ti tolo di un suo libro del 1996. E così ha modo di democratizzare la vita interna dell’associazione accompagnando il rinnovamento conciliare della liturgia, promuovendo una nuova corresponsabilità dei laici nella vita della Chiesa e guidando l’associazione verso un distacco progressivo dall’impegno politico diretto.  Iscritto alla DC, amico e ammiratore di Aldo Moro, viene eletto Consigliere comunale a Roma e il 21 dicembre di quello stesso anno è eletto vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura di cui fa parte come membro laico eletto dal Parlamento in seduta comune (dove hanno votato per lui tutti le forze che componevano i l cosiddetto “arco costituzionale”.

Il 12 febbraio 1980 mentre, alla fine di una lezione, men tre sta conversando con la sua assistente, l’on. Rosy Bindi, attuale presidente della Commissione Parlamentare contro la mafia. Due giorni dopo se ne celebrano i funerali nella Chiesa di San Roberto Bellarmino, uno dei figli Giovanni che all’epoca aveva quindici anni, durante la Preghiera dei fedeli, pronuncia queste parole :”preghiamo per i nostri governanti: per il nostro presidente Sandro Pertini, per Francesco Cossiga: Preghiamo per tutti i giudici, per tutti i poliziotti, i carabinieri, gli agenti di custodia, per  quanti oggi nelle diverse responsabilità, nella società, nel Parlamento, nelle strade continuano in prima fila la battaglia per la democrazia con coraggio e amore. Vogliamo pregare anche per quelli che hanno colpito il mio papà perché, senza nulla togliere alla giustizia che deve trionfare, sulle nostre bocche ci sia sempre il per dono e mai la vendetta, sempre la vita e mai la vendetta, sempre la vita e mai la richiesta della morte degli altri.”


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