E’ ancora coperta di fiori la strada davanti alla sede di Charlie Hebdo. Poco distante dalla redazione di Liberation dove lavorano i superstiti della strage si sta lavorando al prossimo numero della rivista. La volontà a non indulgere a commemorazioni a un mese dall’eccidio, ma cercare di mantenere lo spirito di unità che si è creato in risposta agli attentati. Se venderà tutti i sette milioni di copie stampate Charlie incasserà dieci milioni di euro. Gli abbonamenti, che di recente erano scesi a sessantamila copie sono balzati a duecentomila. In totale fra offerte volontarie e aiuti del governo circa 30 milioni di euro. Ma aldilà del denaro ci sono lo stress e la paura per il futuro. Un ex ministro pakistano Ghulam Amahd Bilour ha promesso duecentomila dollari a chi ucciderà i vignettisti di Charlie. Forse anche per questo uno dei disegnatori ha annunciato che nel prossimo numero il 25 febbraio non ci saranno caricature di Maometto. Un’autolimitazione comprensibile e rispettabile,ma qualcosa che assomiglia a una cicatrice, uno sfregio sul volto ribelle di Charlie. La speranza e’ che il sostegno sorto spontaneamente in tutto il mondo aiutino a farla guarire in fretta. In modo che Charlie torni a vivere pienamente il suo spirito: poter irridere chiunque senza paura.