Il governo greco non intende affatto sacrificare le promesse elettorali di Syriza sull’altare di un accordo con l’eurozona, e non cederà ai ricatti di alcuni partner europei, ha dichiarato martedì Alexis Tsipras dinanzi al Parlamento greco. Se la Grecia si apre alla messa a punto di un accordo, poi non è più disposta a fare compromessi, ha proseguito Tsipras. “Un certo costume vuole che i nuovi governi usciti dalle elezioni prendano delle misure in contraddizione con le promesse elettorali. Lo dico una volta ancora: noi contiamo di onorare le promesse di cambiamento!”, ha gridato Tsipras davanti ai deputati del gruppo parlamentare di Syriza.
L’attacco dei falchi contro la Grecia. Tranne la Francia, tutti subalterni, compresi Renzi e Padoan
Il vertice dei ministri delle Finanze dell’eurozona è finito con un “nulla di fatto” lunedì sera a Bruxelles, perché la Grecia aveva rigettato la proposta di mantenere il programma attuale di aiuti per altri sei mesi, programma in scadenza il prossimo 28 febbraio. La rabbia della delegazione greca nei confronti dell’eurogruppo è montata quando il commissario europeo alle Finanze, il socialista francese Pierre Moscovici, autore di una bozza ragionevole di mediazione, si è visto superato ed emendato dal presidente dell’eurogruppo, l’olandese Dijsselbloem e dal falco tedesco Wolfgang Schauble, che ancora oggi tentano di piegare Atene alle loro decisioni di non uscire dalle politiche di austerità. In sostanza, tranne Parigi con la posizione di Moscovici, evidentemente concordata con Hollande, gli altri paesi hanno deciso di starsene zitti e di subire l’egemonia tedesca. Forse sarebbe ora che anche Roma, con Renzi e Padoan, risponda al Parlamento su questa evidente subalternità del governo italiano a Schauble contro gli interessi del popolo greco, ed europeo. In ogni caso, per tutta risposta, Tsipras ha affermato con molta chiarezza, intellettuale e politica, che “sono i dirigenti politici europei, e non i tecnocrati, che finiranno per trovare una soluzione ai negoziati in corso tra Atene e i suoi partner della zona euro”.
Il candidato a sorpresa di Tsipras a presidente della Repubblica
Non solo. Tsipras ha tirato fuori due enormi novità, martedì, alla vigilia della elezione del nuovo presidente della Repubblica greca. Intanto, tra gli applausi dell’intero Parlamento, egli ha proposto la candidatura di Prokopis Pavlopoulos, ex ministro delle passate stagioni dei governi di centrodestra guidati da Nuova Democrazia. Una decisione dell’ultimo minuto, stando ai rumors dell’entourage di Tsipras, perché da diverse settimane sembrava che il grande favorito fosse invece l’attuale commissario europeo Dimitris Avramopoulos, anche lui molto vicino alle posizioni di Nuova Democrazia, e attuale responsabile europeo delle politiche verso l’immigrazione. Da quel che sembra, la partenza del commissario greco avrebbe messo in difficoltà il presidente Juncker, che così ha evitato un inevitabile rimpasto della Commissione, soprattutto per ciò che riguarda gli equilibri tra la destra e la sinistra. Pertanto, mercoledì sera il candidato di Tsipras potrebbe già ottenere i 200 voti necessari per essere eletto fin dalla prima votazione del Parlamento.
Le misure sociali al voto venerdì
La seconda notevole novità di Tsipras è l’annuncio delle misure sociali, che il Parlamento voterà venerdì, lo stesso giorno in cui scade l’ultimatum dell’eurogruppo per la firma dell’accordo. Le misure sociali volute dal governo greco tengono in gran conto quanto è previsto dal programma di aiuti internazionali. “La Grecia”, ha detto Tsipras in Parlamento, “non accetta condizioni né ultimatum”, e ha accusato Schauble di aver perso “il suo sangue freddo” e di essersi “indirizzato in modo umiliante contro la Grecia” nel corso dei colloqui tra i 19 ministri delle Finanze dell’eurozona.
“Vogliamo la soluzione, non la rottura”
Tsipras ha inoltre assicurato che con l’Europa “vogliamo la soluzione non la rottura”. Ed ha posto sotto accusa il presidente dell’eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem per “aver sostituito con un nuovo testo la bozza già concordata e sostenibile per il governo greco, scritta dal commissario Moscovici, che faceva riferimento alla estensione dell’accordo di prestiti alla Grecia e non al memorandum voluto dalla troika”. In realtà, nessuno in Grecia vuol più sentir parlare di questo memorandum della troika, che esige enormi e insostenibili sacrifici sociali, e che ha prodotto una crisi umanitaria di proporzioni spaventose, in cambio del prestito di 240 miliardi di euro. Tra le misure sociali che Tsipras pensa di sottoporre venerdì al Parlamento di Atene, dopo una presentazione prevista per giovedì, figura l’allungamento fino a cento rate dei rimborsi previsti dai prestiti bancari contratti da persone sfavorite, e più generalmente “misure che sappiano essere a favore dei salariati, dei disoccupati, delle piccole e medie imprese, e sappiano rilanciare l’economia”.
Intanto Larry Elliott dall’Economist fa il tifo per l’accordo
Il celebre editorialista dell’Economist, Larry Elliott, non si lascia sfuggire l’occasione per richiamare i paesi dell’Euro a una maggiore responsabilità verso la Grecia. Egli scrive infatti: “sia nelle capitali europee che nei mercati finanziari, il concetto è che un accordo va trovato. Ed è ciò che di norma accade. Un broker onesto consiglia i capisaldi dell’accordo, le parti forniscono il proprio contributo e si raggiunge il compromesso nelle prime ore del mattino. Però, c’è sempre una prima volta, un’occasione per cui non esistono precedenti. L’Europa ha appena 72 ore per trovare una soluzione alla crisi greca. Gli esiti possibili sono limitati”.
Pino Salerno
Da jobsnews.it