“Rimasti senza lavoro, senza giornale e in cassa integrazione a zero ore, i giornalisti dell’Unità, come tanti altri di testate chiuse, vivono un’altra esperienza drammatica. Da quando la società Nie che pubblicava il quotidiano l’Unità è andata in liquidazione, su alcuni giornalisti si è abbattuto un altro pesante macigno: pur essendo in cassa integrazione straordinaria sono costretti anche a pagare di tasca loro i risarcimenti per le condanne di cause di diffamazione che sono state perse dal giornale, non certo perché abbiano scritto cose false. Non solo piombano sulle loro teste dei precetti con l’ingiunzione di pagamento, ma arriva anche il pignoramento della casa, oltre a dover personalmente pagare le spese legali. Il tutto essendo già senza lavoro, con il reddito decurtato e senza troppe prospettive. I casi stanno aumentando, le querele temerarie limitano la libertà di stampa: anche per questo l’Italia è scesa al 73/o gradino della classifica della libertà di stampa stilata da
Reporter senza Frontiere, “dopo un anno difficile per i giornalisti, per cui le minacce da parte della mafia, tra gli altri, e le cause per diffamazione ingiustificate sono molto aumentate”, denuncia Rsf.
È del tutto evidente – secondo il Cdr de l’Unità – che una procedura di questo tipo rischia di comprimere l’indipendenza dei giornalisti, la loro stessa dignità e libertà, beni preziosi in un sistema informativo capace di garantire il pluralismo.”
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