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Serve un giudice “forte” non un giudice da “punire”

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Arriva ancora da Trapani la voce di protesta dell’Anm contro la modifica della Legge Vassalli sulla responsabilità civile dei magistrati. L’assemblea distrettuale svoltasi a Palermo abbraccia l’iniziativa dei giudici trapanesi. Chiesto incontro con il presidente Mattarella

A Trapani non passa giorno che non ci sia la notizia di un sequestro di beni a soggetti appartenenti o vicini alla associazione mafiosa. Se ne fa un gran parlare, battiti di mano, plausi a destra e a manca e poi…silenzio. La parola infatti passa ai giudici del Tribunale delle misure di prevenzione che hanno in carico tutti i procedimenti che riguardano la provincia. Ogni procedimento ha ovviamente i suoi tempi che però spesso si dilatano ancor di più per un fatto del quale nessuno parla, se non gli stessi giudici interessati. Accade infatti che i giudici che si occupano di misura di prevenzione non se ne possono occupare in maniera esclusiva, hanno infatti altri obblighi da compiere.

Sono giudici che devono occuparsi di giudizi penali monocratici o collegiali, di giudizi davanti la Corte di Assise o ancora di giudici chiamati ad occuparsi di procedimenti del Tribunale civile. Eppure a leggere alcuni documenti questo non dovrebbe accadere. Sia il ministero della Giustizia, sia la commissione nazionale antimafia, sia soprattutto la stessa Anm, l’associazione nazionale dei magistrati, a chiare lettere hanno scritto una cosa: Trapani merita la istituzione di una “sezione” del Tribunale delle Misure di Prevenzione, questo comporterebbe l’assegnazione di 5 giudici oltre al presidente, rispetto ai tre giudici odierni che, si ripete, devono fare altro, quindi l’esclusività dei compiti assegnati, cioè non possono essere distaccati a fare altro.

Tutti d’accordo ma dal ministero della Giustizia non arriva il provvedimento che istituisce la sezione. In questi giorni di protesta contro la modifica della legge sulla responsabilità civile dei giudici, l’assurda questione in cui si trova il Tribunale delle Misure di Prevenzione di Trapani è venuta fuori a chiare lettere. A Trapani senza tenere conto dei soli beni sequestrati e confiscati al boss latitante Matteo Messina Denaro o ai suoi più stretti complici, in dieci anni la cifra è superiore ai 3,5 miliardi di euro, ecco tolti questi beni (sui quali opera anche il Tribunale di Palermo), i giudici del Tribunale delle Misure di Prevenzione hanno un carico di beni sui quali decidere la confisca pari a circa 2 miliardi di euro…”e forse – dice il giudice Piero Grillo, a capo di questo pool – qualcosa di più”.

Ebbene ad occuparsi di sequestri e confische “sono soltanto tre giudici” denuncia il presidente della sottosezione dell’ Anm di Trapani Samuele Corso “Sulla carta – sottolinea il giudice Fiammetta Lo Bianco – sia il Csm che il ministero ci danno ragione, addirittura la commissione nazionale antimafia occupandosi di beni confiscati nella relazione consegnata qualche mese addietro al Parlamento, dando ragione al ministero di riorganizzare i collegi per le misure di prevenzione, riconosceva la peculiarità di due sezioni, proponendone il mantenimento, ossia quella di Trapani e quella di Santa Maria Capua Vetere, la mafia trapanese è stata così equiparata con un ragionamento condiviso da noi giudici alla mafia casalese”.

Questo il passaggio della relazione della commissione nazionale antimafia: In ragione dei dati statistici sulle pendenze sembra opportuno istituire sezioni specializzate distaccate quanto meno presso i tribunali di Trapani e di Santa Maria Capua Vetere. Al riguardo si sottolinea che tali tribunali attualmente trattano un numero di procedimenti di prevenzione superiore a quello del tribunale distrettuale di Bari, di Catania, di Salerno e Foggia insieme”.

La responsabilità civile come vuole essere riformata ha grandi riverberi proprio sul tema dei beni confiscati: “Pensi – dice il giudice Samuele Corso – oggi mi ritrovo a decidere sul consentire un finanziamento per consentire la sopravvivenza di una azienda e non il licenziamento di 45 dipendenti. In qualunque caso mi ritrovo col pericolo di dover fare i conti con un ricorso, a maggior ragione quando si toccano i poteri forti che sono quelli maggiormente intaccati dai sequestri”. “Siamo pochi e non possiamo essere intercambiabili e le responsabilità finiscono con l’essere personali e la nuova norma conferma questa visione” e aggiunge il giudice Ivana Vassallo “saremo chiamati con la nuova responsabilità civile per come abbiamo giudicato”. “L’istituzione di una sezione del Tribunale delle Misure di prevenzione è indispensabile – dice il giudice Alessandra Camassa – questa prima cosa, poi serve maggiore sensibilità…altro che problema di ferie bisogna introdurre riforme che permettano l’esercizio della giustizia ancora prima delle aule dei tribunali, ma negli organi di amministrazione dove non funzionano i controlli. Faccio un esempio, anzi due. Processo per abusivismo edilizio, il giudice decide dopo avere ascoltato il geometra del Comune che è l’unico che sa tutto e allora perchè le competenze sull’abusivismo non transitano agli organi amministrativi? Capisco magari che può risultare fastidioso a quella politica che tiene molto al rapporto diretto con l’elettore…e poi passando tempo l’aula di giustizia si potrebbe ritrovare a pronunciare una prescrizione. Altro caso? Un processo per la pesca di un pesce sottotaglia ha gli stessi procedimenti previsti per qualsiasi e più grave reato.

L’ho detto altre volte e lo ripeto, il settore penale è il buttatutto dei problemi sociali, non è con la sanzione penale che si possono risolvere problemi drammatici (immigrazione abusivismi edilizi) sostengo e non è un paradosso, per fare funzionare la giustizia bisogna ridurre la richiesta di giustizia…quando arriva il giudice la partita dei diritti dei cittadini è persa se ci fossero controlli preventivi i cittadini sarebbero maggiormente garantiti…noi oggi vogliamo maggiormente sentire parlare di tutela dei diritti dei cittadini… noi vogliamo essere al servizio dei cittadini…abbiamo tantissime norme forse troppe ma mancano i controlli sia la coscienza del rispetto delle regole e così quando entra in campo il giudice penale la sua figura appare come odiosa…nel nostro paese se un settore è in crisi la politica non interviene a tutto tondo e risolvere il problema ma per inserire nuove sanzioni penali per tacitare l’opinione pubblica…siamo il Paese delle norme urgenti salva Italia e ammazza giustizia quella vera quella pensata quella programmata quella efficiente….la responsabilità di tutelare i diritti dei cittadini non è prerogativa delle aule dei tribunali dove troppo spesso invece di affermarsi la giustizia si celebrano i funerali della legalità quella che nessuno ha voluto rispettare quando i diritti violati erano vicini e sotto gli occhi di chi doveva intervenire. La giustizia chiede restituzione di dignità ma sopratutto perché possa garantire la dignità dei cittadini dinanzi a tutte le sopraffazioni, i conservatori non sono tra noi ma bisogna cercarli altrove….”.

Tra pochi giorni verrà discusso alla Camera il testo, già approvato dal Senato, sulla responsabilità civile dei magistrati: “il disegno di legge rappresenta un serio e concreto pericolo per l’indipendenza della magistratura – sottolinea il giudice Corso – ; i presupposti della responsabilità del magistrato diventeranno vaghi ed incerti, e rischieranno di trasformare l’azione di responsabilità in un ulteriore grado di giudizio, in aggiunta ai tre già esistenti. I magistrati contestano la modifica della cd. legge Vassalli, approvata all’indomani del referendum del 1988, e la vulgata in base alla quale è l’Europa a chiedere una riforma incentrata sulla responsabilità civile del singolo magistrato per le proprie decisioni: nelle sentenze della Corte di giustizia dell’Unione Europea si afferma la necessità di un rafforzamento dei diritti del cittadino che, ove lesi, vedranno la responsabilità diretta della Stato; l’Europa chiede solo che lo Stato risponda della violazione del diritto comunitario, non chiede che debbano rispondere anche i singoli magistrati”. Prendendo spunto dalla voce di protesta arrivata da Trapani, l’assemblea distrettuale dell’ANM di Palermo ritiene che sul tema della responsabilità civile dei magistrati non si possano accettare mediazioni e arretramenti. “

Ad essere in gioco sono principi non negoziabili, che garantiscono non soltanto l’indipendenza e la terzietà del magistrato, ma la tenuta e l’efficienza del sistema giudiziario e, quindi, i cittadini stessi, in quanto un magistrato è sempre esposto al rischio di azioni potenzialmente ritorsive da parte di chi non ha visto accolte le sue difese. Bisogna dire NO a norme punitive per i magistrati”. E ancora: “Occorre, piuttosto, garantire al cittadino italiano un giudice forte, indipendente e non in balia di timori e condizionamenti che saranno inevitabilmente mossi dalle parti più forti e da coloro che hanno mezzi e risorse per sostenere i costi e i tempi della giustizia; con l’approvazione della riforma i magistrati non saranno più liberi di lavorare serenamente e di giudicare secondo coscienza, perché saranno prevaricati dall’esigenza di scongiurare eventuali rischi di azioni a loro carico, con il rischio concreto che la modifica normativa produca fenomeni di “giurisprudenza difensiva”, con la paura di decidere laddove vanno a essere toccati interessi di soggetti economicamente forti. È necessario portare avanti questa battaglia non per difendere un privilegio, ma per garantire l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge”.

Le richieste dei magistrati dell’Anm sono le seguenti: “la distinzione tra responsabilità diretta ed esclusiva dello Stato per violazione del diritto dell’Unione Europea, secondo quanto stabilito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea, e responsabilità del magistrato, regolata dalle garanzie costituzionali che salvaguardano l’autonomia e l’indipendenza dei giudici; la salvaguardia dell’attività di interpretazione delle norme di diritto e la valutazione serena del fatto e delle prove, il cui travisamento sarebbe ricompreso nelle nuove ipotesi dell’azione di responsabilità; il mantenimento del filtro di ammissibilità, al fine di evitare azioni di responsabilità assolutamente infondate e, comunque, strumentali ai fini di interferire sul giudizio di merito; l’eliminazione della nuova espressa previsione di obbligatorietà della rivalsa verso il magistrato; il mantenimento dell’attuale limite di un terzo dello stipendio, che sarebbe elevato alla metà, per la rivalsa dello Stato e l’equiparazione del limite della trattenuta sullo stipendio, che sarebbe portata a un terzo, a quello degli altri dipendenti pubblici (un quinto); sotto tale profilo il disegno di legge si profila come incostituzionale, in quanto discrimina addirittura i magistrati, imponendo a loro carico trattenute sullo stipendio superiori a tutti gli altri lavoratori dipendenti, sia pubblici che privati”. C’è una iniziativa di protesta che già si muove: lo sciopero dei giudici e la richiesta di incontro con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella “ per esporgli le valutazioni della magistratura anche in ordine a profili di manifesta incostituzionalità sulla proposta di riforma della responsabilità civile dei magistrati”.


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